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venerdì 23 gennaio 2015

Chains and Broken Dreams

POV Will

È quasi l'imbrunire, in quel momento poco dopo il tramonto ma prima che diventi buio. Nella strada che porta al nostro appartamento mi precede Nate, che con mani tremanti cerca svariate volte di infilare le chiavi nella toppa, poi entra nell'appartamento e sbatte violentemente la porta, che io blocco con la punta del piede e sbatto a mia volta dopo essere entrato anch'io.

Nel salotto ci fronteggiamo per attimi interminabili, in silenzio, e l'aria è carica di sentimenti negativi.

- Nate, lasciami spiegare... - inizio debolmente, certo che è tutto inutile. I suoi occhi lampeggiano di rabbia e dolore, come il bip prima di un'esplosione.

- Non c'è nulla da spiegare. Non pensavo che avresti fatto quella promessa... a lei. A lei! Non chiedevo tanto m-ma pensavo... pensavo che anche se non la puoi mantenere l'avresti fatta a me. Ma a quanto pare, pensavo male. Non c'è nulla da spiegare - conclude asciutto. Nello sguardo leggo solo un'amara indifferenza mista a dolore sordo.

Nel mio cuore c'è dispiacere, tutto mi dice di mollare, di lasciar perdere. Ma voglio salvare il salvabile, devo impedire a tutti i costi che si formi una frattura irreparabile nel nostro rapporto, perché finché c'è vita c'è speranza, in qualsiasi cosa.

Mi avvicino quasi inconsciamente a Nate, una mano scivola sul suo viso a lasciargli una carezza lieve come il bacio di una farfalla, mentre l'altra si posa sul suo avambraccio.

Lo fisso negli occhioni castani che si son fatti grandi e lucidi, ancora leggermente velati di lacrime. Il suo sguardo trema impercettibilmente sotto il mio, le pupille scure hanno spasmi incontrollabili come se stessero per auto-distruggersi.

Nate scosta di lato la testa per sfuggire al mio minuzioso sguardo, perennemente affamato di lui, bramoso del suo meraviglioso essere. Riporto il suo viso al mio livello con la sola forza dell'indice, premendo con delicatezza il polpastrello sotto il suo mento.

- Nathaniel... - sussurro dolcemente, nel tono una minima nota di supplica. Si morde le labbra sottili, quelle che tanto mi fanno impazzire, ma non dice nulla. Stavolta non si oppone nemmeno quando lo bacio, rimanendo inerme per qualche tempo, prima di rispondere debolmente, come se non avesse più le forze per farlo.

Quando mi scosto le sue guance sono giusto un poco imporporate di rosso, abbassa il capo per sottrarmi la sua espressione e i suoi occhi.

- Perché mi fai questo? - domanda in un soffio, flebile come il vento che agita le fronde degli alberi.

- Chi ti ha dato il diritto di distruggermi così?! - grida, addolorato. Sa anche lui che è stato lui stesso a permettersi di diventare succube di questo spiacevole sentimento chiamato "amore", la più terribile arma a doppio taglio, la malattia che miete più anime, che una volta provata questa droga non smettono mai di cercarla.

- Non voglio che finisca così... - mormoro semplicemente, e il suo viso si addolcisce, o meglio, si rilassa appena e torna a sprofondare in un'apatica indifferenza.

- Forse invece è meglio se finisce qui - ribatte pacatamente, come se la cosa non lo sfiorasse minimamente. Non riesco a capire se lo pensa davvero o sta solo cercando di concludere ogni cosa senza fare una strage, ciò che purtroppo sta accadendo.

- Ti stai arrendendo? - chiedo, e lui ammutolisce all'improvviso, girando la testa dall'altra parte, come a negare.

- Non mi sto... arrendendo. Ma non ce la faccio più! Se non vuoi che finisca così, allora dammi un motivo per tirare avanti! - sbotta con rabbia, spostando giusto un attimo lo sguardo fiammeggiante sul mio viso.

Un motivo. Be', come lui ha lottato per me, ora io dovrei farlo per lui allo stesso modo, con la stessa intensità, anche se il mio "lottare" non si sta mostrando degno di tutto ciò che lui ha fatto per me, eppure sono sicuro che questo, insieme a tutti i motivi che mi vengono in mente, non sia sufficiente.

- Non ce l'ho un motivo da darti, Nate - dico piano, saggiando le parole come se avessero d'un tratto un valore inestimabile, e sul suo volto si dipinge un'espressione d'amara delusione - eppure so che voglio sentire ancora il calore del tuo corpo contro il mio, voglio ancora ascoltare il battito calmo del tuo cuore cui è racchiuso nel petto ma che tu mi hai donato, voglio ancora vedere un sorriso follemente innamorato stirarti quelle labbra sottili, voglio baciarle ancora e ancora, ma soprattutto voglio ancora affogare nei tuoi occhi sapendo che sono la mia rovina e la mia unica salvezza da tutto e tutti, perfino da me stesso. Lo so che non è abbastanza come motivo, ma è ciò che voglio - concludo con un breve sospiro e alzo gli occhi, incontrando i suoi che, febbrili e un poco arrossati, mi guardano con un'espressione indecifrabile.

Appoggia le mani sul mio petto e per un attimo penso che voglia spingermi via, farla davvero finita, invece stringe la mia maglietta fra le dita sottili e poggia il capo sul mio petto.

- Non farlo mai più - mormora duramente, poche parole in cui è racchiuso un forte ammonimento.

- E ora baciami, stupido poeta -

-

Note dell'autrice:
-14! Ma ci pensate? Quattordici capitoli! La durata di una fanfiction breve! Devo scappare, se avete qualcosa da dirmi potete farlo tramite messaggio o recensione. Ci si vede al prossimo capitolo, bacioni

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