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giovedì 31 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 16 - Distrutto
- Stamattina mi sono svegliata e ho provato un impulso irresistibile di andare alla ricerca di frammenti. Ho fatto un salto alla radura, ma le immagini erano confuse. Mi sono messa comunque d'impegno, e questa è ciò che ho trovato - mostrò loro una lettera.
" Caro padre,
ne sono passati venti di anni da quando mi abbandonasti al mio destino con Silver. Venti anni, ed ora io ne ho ventitré, ed ho scoperto di avere il dono dell'immortalità. Non so dove tu sia, ma Silver ti troverà sicuramente e ti consegnerà la mia lettera. Non so se la mia rabbia verso di te è giusta o no, ma ciò che penso è che è stato un gesto di codardia abbandonare tutti, i tuoi cari, la tua famiglia, al crudele ghiaccio che ha ricoperto la valle. Non credo che ti perdonerò mai, e se un giorno ci incontreremo, io non ti riconoscerò, è una promessa. Confido nel tuo leale stallone che ti porti il mio messaggio, oppure lo affidi alle onde che eternamente lo proteggeranno.
Ricorda, che io non dimentico, e non ho mai dimenticato
Tuo, Ja.." la lettera era strappata in fondo. - Jewel, dammi la lettera. La terrò io - ordinò l'uomo, scuro in volto. Una specie di sentore di pericolo si attivò nella ragazza. - N-non ti preoccupare, la metterò fra gli oggetti della missione. - balbettò ficcandosela in tasca. E sparì nella tenda. - Mmm... finalmente un po' di tempo per noi due - dichiarò languida Violet. Il ragazzo si passò una mano fra i capelli color grano, a disagio. Lei gli si avvicinò, ed iniziò ad accarezzargli il viso. - Perché non ti decidi a metterti con me? - chiese provocante. - P-perché... i-io sto già con Jewel - balbettò poco convinto. - E allora lasciala - disse ragionevolmente, come se fosse la scelta più ovvia. - Io... sono bella, no? In fondo lei... è una cessa, dai! - Violet era così piena di sé! - N-... - la ragazza si avvicinò ad un soffio dal suo viso e fece per baciarlo, quando Jewel risbucò dalla tenda. - Ale-... - si bloccò, raggelata. Il ragazzo spinse via Violet. - Ah è così? Solo perché non ho voluto fare certe cose con te allora vai con un'altra? Solo perché lei è più carina di me allora scegli lei? SOLO PERCHÉ LEI È MEGLIO DI ME ALLORA NON TI PIACCIO PIÙ? È COSÌ? NON MI AMI PIÙ? SOLO PERCHÉ C'È LEI? - la ragazza stava gridando, prima di scoppiare in un pianto isterico. - Ma Jewel... - la voce del ragazzo suonò come un pigolio soffocato. - Stai zitto! Ti odio! - esclamò correndo via. Alex si sentì smarrito. E distrutto. " Ti odio!" nella sua testa continuavano a rimbombare solo quelle parole. Jewel lo odiava. Ed era stupidamente colpa sua. E di Violet. Ma non voleva pensare a lei, non ora. Intanto la cavallerizza aveva trovato Jack, e si era rifugiata tra le sue braccia. - ...? - l'uomo l'abbracciò sorpreso. - Alex... - singhiozzò lei a mo' di spiegazione. - Non è giusto! - sbottò piangendo - Non è giusto! - continuò a singhiozzare contro il suo petto. - Lo so piccola, lo so - Jack digrignò i denti. Se Alex non gli stava per nulla simpatico, ora proprio... come osava far soffrire così la sua Jewel?

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 15 - Scottanti gelosie
- Ehm... come facciamo per dormire? - Alex guardò imbarazzato le due ragazze. - Potresti dormire con me e Jewel con Jack... - propose la ragazza dai capelli rosa. Jewel la fulminò con lo sguardo. - Oppure Alex può dormire con me e tu con Jewel - ribatté conciliante Jack. - Io?? Con te? Mai! - sbottò il biondo incrociando le braccia al petto. - Le cose restano così come sono. Io resto a dormire con Alex e voi due... sbrigatevela da soli! - esclamò la cavallerizza spazientita. Alla fine si ritrovarono lei ed Alex insieme, Jack nella tenda singola più spaziosa e Violet in una piccola e striminzita di fortuna. - Quella ragazza... inizia già a farmi saltare i nervi appena arrivata! - borbottò Jewel pettinandosi i lunghi capelli castani. - Secondo me è carina - ribatté il biondo. - Hai detto qualcosa? - scattò pungente. - Niente, niente - si affrettò a rispondere il ragazzo. - Sarà meglio - concordò. E concludendo la conversazione si misero a dormire. Il giorno dopo Alex si svegliò senza sentire la calda e confortante presenza di Jewel contro di sé. In ansia si preparò in fretta ed uscì dalla tenda: - Jack! Hai visto Jewel? - domandò affannato all'uomo che stava trafficando tranquillo ai fornelli. - Si è svegliata all'alba e tutta eccitata ha detto che sarebbe tornata presto... - sbadigliò, per nulla in apprensione. - Allora l'aspetterò... - corrucciato, si sedette su un mezzo tronco. Poi sembrò illuminarsi: - E... Violet? - chiese con un accenno di sorriso sul viso arrossato dal freddo. - Mmmn? - Jack alzò un sopracciglio. - Oh, quella - rispose semplicemente. Alex non commentò. " Perché tutti hanno preso in antipatia Violet? È una brava ragazza..." pensò il biondo, accigliato. E quasi a farlo apposta gli si parò davanti il viso della ragazza dai capelli colorati, impeccabile e fresca come una rosa. - Buongiorno!! - esclamò con tono squillante. - 'Giorno... - rispose stancamente. Proprio mentre la ragazza gli sfiorava il naso col suo, arrivò Jewel, che li squadrò sospettosa. - J-jewel!... mi hai fatto preoccupare - il biondo notò qualcosa di simile all'odio negli occhi della sua ragazza. " Brutto segno" pensò. Si sedettero in silenzio a far colazione. - Allora, Jewel? Che succede? - ruppe il silenzio Jack e la ragazza cominciò a spiegare...

martedì 29 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 14 - Violet
Un altro giorno di ricerca ed esplorazione. Sinceramente Alex non ne poteva più, ed oltre ad avere i nervi a fior di pelle per la qualità scarsa del sonno, sentiva anche un po' la mancanza di casa. Gli parve di cogliere un fruscio dietro di sé, e, quatto quatto, fece voltare Sidra per seguire il suono. Gli altri manco se ne accorsero. Ogni qualvolta si avvicinava un po', la creatura si allontanava di più: ad un passo dall'acciuffarla, delle brillanti luci color porpora gli fluttuarono davanti, facendo imbizzarrire l'unicorno. - Whoa - smontò, arrabbiato per aver perso la preda. Fece per afferrare una lucina, quando quella guizzò, dispettosa. Davanti a lui si materializzò una ragazza strana ma bellissima: di media statura, magra, vestita con un corto mantello color notte e degli stivali rosso pallido. Aveva i capelli corti e bizzarramente rosa, gli occhi invece violetto con sfumature malva, le gote delicatamente arrossate e un sorriso allegro e sbarazzino. - Ciao, Alexander - lo salutò con voce roca. Il ragazzo sembrò riflettere: - Come fai a conoscere il mio nome?? - esclamò. - Oh, avanti, tutti ti conoscono! - rispose ridendo. " Tutti chi?" pensò il ragazzo, che cominciava a non capirci più nulla. - Comunque, io sono Violet! Sono venuta dal passato per aiutarvi! Certo che... - lo fissò quasi in modo famelico. - Che...? - la schiena del biondo fu percorsa da un brivido. - ... se avessi saputo che avrei incontrato un ragazzo così bello, mi sarei vestita meglio! - concluse, ed Alex si ritrovò a non riuscire a staccarle gli occhi di dosso. Lei gli passò due dita su una guancia, strusciandosi contro un fianco del ragazzo in modo sensuale. - Miao - gli sussurrò in un orecchio con voce roca e lui si sentì come folgorato. Raggiunsero gli altri. - Ma dove sei...! - Jewel sembrava furiosa, ma in verità era molto preoccupata che fosse successo qualcosa di brutto al suo ragazzo. Quando notò la ragazza dai capelli rosa aggrappata al braccio di Alex, ribollì di rabbia, fulminandolo con un'occhiata che minacciava lampi e fulmini e che avrebbe fatto appassire all'istante un fiore appena sbocciato. - Eh-eh, staccati... - il ragazzo sprofondò nell'imbarazzo, quasi terrorizzato dalla ragazza castana. La nuova arrivata la fissò torva, inarcando un sopracciglio. Jack rimase in silenzio, sul volto non gli si leggeva alcuna emozione. - Lei è Violet, ed è venuta dal passato per aiutarci - la presentò il biondo. La mano di Jack si serrò impercettibilmente a pugno. - Cosa ci fai qui, Violet? - chiese duro. La ragazza ghignò: - Quello che fai tu - rispose fissandolo con superiorità. Fu Jewel a rompere il silenzio teso: - Su, ora ripartiamo. Non abbiamo tutto il giorno per trovare quel frammento! - e così si rimisero in marcia. Certo non sapevano ancora quanti problemi e litigi avrebbero dovuto affrontare...

lunedì 28 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 13 - Rancori repressi e timori infondati
Era l'alba, anzi un momento prima di essa, ed il sole non era ancora sbucato dalle nuvole scure. Alex rabbrividì, domandandosi per l'ennesima volta perché dovessero andare in cerca di frammenti a quell'ora del mattino: non sapeva neanche se poteva definirlo mattino, dato che si trovava in un momento a metà fra la notte e l'alba. Perfino gli unicorni e Thor continuavano a brontolare. - Andiamo alla radura! - esclamò Jack. La ragazza gli lanciò un'occhiata triste e spaventata. - N-no... Jack, io ho paura - bisbigliò all'orecchio dell'uomo. Egli l'abbracciò. - Non succederà nulla. Ci sono io qua con te - rispose, guardando in direzione di Alex con un ghigno stampato sul volto. Il biondo li fissò torvo: " Dannato bastardo" pensò stringendo le redini. Sidra scosse la testa infastidita. Smontò da cavallo, e si diresse deciso verso la ragazza. La strappò dalle braccia di Jack e l'abbracciò forte, poi le prese il viso tra le mani e la baciò. L'uomo rimase a fissarlo sorpreso ed anche la ragazza sembrò stupita. Si staccò passandosi una mano sopra il labbro: - Smettetela di contendermi. E, se non l'avete capito, non mi interessa affatto essere l'oggetto della vostra inutile gelosia e del vostro stupido rancore - sbottò. I due ragazzi si stavano guardando con gli occhi che facevano scintille: non l'avevano minimamente ascoltata. Sospirò. - EHI! - sussultarono, girandosi a guardarla. - Ma siete scemi? - ora faceva paura. Si fecero piccoli piccoli, ma lei non si lasciò intenerire: diede uno scappellotto ad entrambi. - Ow! - esclamarono massaggiandosi la testa. Jack ridacchiò. - Ed ora chiedetevi scusa! - ordinò la ragazza. - No, mai! - risposero prontamente, cocciuti. - E poi scusa per cosa? - aggiunse tra sé il biondo. - Per la vostra stupidità! Nella squadra bisogna essere uniti, chiaro? - Jewel era davvero spazientita. I due si strinsero la mano imbarazzati, bofonchiando un "scusa" fra i denti. - Non cambierà niente comunque, vero? - borbottò a Storm. L'unicorno le mostrò i denti in una soecie di buffo sorriso equino. - Sei proprio un bravo ragazzo - disse accarezzandolo. Gli lasciò un bacio sul naso. - Andiamo! -.

domenica 27 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 12 - Premonizioni
Clop- clop cric- clop facevano gli zoccoli degli unicorni sulla neve. Finalmente, dopo una settimana circa che cercavano di capire qualcosa di più sui fiori blu e sui frammenti del passato, erano arrivati ad un buon punto, anche se non erano sicuri del collegamento fra di essi. Jewel guardò accigliata Jack: lui sapeva di sicuro qualcosa di importante, che però non voleva dirgli. - Allora? Lo senti il frammento? - domandò l'uomo alla ragazza. Anche se non aveva fatto schiudere lei il grande fiore, era accaduto un fatto mai successo prima: si era dimostrata reattiva alle immagini che esso le inviava, quasi sempre mostravano più o meno chiaramente dove si trovavano i frammenti. Essi potevano essere i più disparati oggetti: un brillantino, una conchiglia, una volta una collana con un piccolo ciondolo cuoriforme, azzurro. Gli oggetti erano chiaramente connessi alle immagini del passato. - Non è molto chiaro... - rispose la cavallerizza. - Forse abbiamo sbagliato - disse pensierosa. Jack le diede una pacca gentile sulla coscia: era tornato affettuoso come sempre, e, quando lei si era scusata per il comportamento brusco dei giorni precedenti, le aveva sorriso " Non c'è problema". Alex sbuffò spazientito. - Dannati frammenti... - borbottò fra i denti. All'improvviso Jewel alzò lo sguardo di scatto: - Andiamo! - esclamò lanciando Storm al galoppo. Il biondo strizzò gli occhi: da poco era cominciata una bufera di neve e non riusciva più a vedere la sua ragazza. Spronò la sua giumenta, mentre Jack gli correva a fianco: lo afferrò per un braccio e con non poco sforzo lo issò dietro di sé. - Ma quanto accidenti pesi?! - l'uomo ghignò mentre galoppavano nella tempesta. - Jewel! - esclamò intravedendola. Smontarono da cavallo. - Shh - gli fece segno lei poggiando un dito sulle labbra. In mezzo alla neve, incurante della bufera, un uccellino così scuro da sembrare blu, becchettava tranquillo. La ragazza si abbassò, poggiandosi sui talloni. Allungò una mano e partì il consueto bagliore. " Una violenta valanga. Cosa poteva essere se non una valanga? Una terribile tragedia seguita dal ghiaccio che non risparmia niente e nessuno. Le persone che fuggono come cerbiatti spaventati. E lui, il tenebroso, che rimane a fronteggiare il pericolo. Lui non ha paura, ha la magia dalla sua parte. Il ghiaccio raggiunge gli umani, pietrificandoli in immobili statue: raggiunge perfino il tenebroso. Allunga una mano, impavido. Uno scintillio sulla punta delle dita. Uno sfarfallio e un attimo dopo un uccellino della grandezza di un passerotto svolazza dove il ghiaccio non lo può prendere. Contempla i suoi cari, impassibile. Sbatte le ali, il ghiaccio passa oltre. Si volta. Ciò che ha fatto se lo porterà dentro per sempre, imperdonabile. Nonostante fosse a conoscenza del pericolo, ha voluto provarci. Ed ha fallito. Ora, per l'eternità, deve portar con sé il dolore di ciò che ha fatto. E con questi ultimi pensieri si libra nel cielo grigio, grigio come i suoi occhi, in alto, sempre più in alto, dove nessuno lo può vedere.". L'uccellino è scomparso ed un grande gelo si impossessò di Jack. - Codardo - sussurrò. Jewel lo sentì e si voltò a guardarlo meravigliata. - Jack? - lo chiamò timorosamente. Ogni qualvolta trovano un frammento che mostra la tragedia l'uomo diventa terribilmente strano e le fa un po' paura. Scosse la testa. - Non c'è più nulla qui - mormorò Jack come per autoconvincersene. Il giorno dopo lui e Jewel andarono alla radura per avere altre immagini. La ragazza si sedette davanti al grande fiore, con le gambe incrociate e gli occhi chiusi. L'uomo le si mise di fianco, in silenzio. Restarono così per un po', mentre la fronte della cavallerizza si faceva sempre più imperlata di sudore e la sua espressione sempre più tesa. - Ggh - digrignò i denti. - JACK! - gridò spalancando gli occhi, con il fiato corto come se avesse appena fatto un brutto sogno. - Sono qui - le accarezzò i capelli. Lei lo guardò confusa. - Ma, ma, tu... - balbettò agitata. - Shh - la  abbracciò, e lei iniziò a piangere. - Cos'hai visto? - le chiese quando si fu calmata. - Eravamo in m-mezzo ad una t-tempesta e t-tu... t-tu... - gli occhi le si riempirono di lacrime, minacciando di uscire di nuovo. - io...? - la spronò dolcemente a continuare. - Te ne andavi - pronunciò in un soffio. - Oh, piccola... - la sensazione di gelo nel petto dell'uomo gli strinse dolorosamente il petto, mentre cercava di scacciarla stringendo ancor di più la ragazza.

sabato 26 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 11 - Timide scuse
Gli sguardi di Alex e Jewel si incontrarono. Lei lo distolse velocemente. Lui la guardò ferito, supplicandola di perdonarlo. " Con me non funziona" pensò, sentendosi però leggermente in colpa. Scosse la testa: " In colpa?! Non sono io che ho fatto...! " la scosse ancora più forte per scacciare il pensiero. Dal giorno prima i due ragazzi erano scesi da un'amabile atmosfera ad una gelida, e non si parlavano se non erano obbligati. O, perlomeno, Jewel faceva di tutto per evitare il suo ragazzo, mentre lui la implorava con gli occhi di permettergli di chiederle scusa. Rimasti soli lei e Jack, si sedettero vicini per riscaldarsi. Alla ragazza mancavano già i caldi e confortanti abbracci del biondo che riuscivano sempre a farla sentire amata e protetta, ma ora ogni tocco di Alex le era sospetto. - Ehi, che succede, piccola? - le domandò l'uomo abbracciandola e lei si perse nelle sue braccia. - Mmmhn... - rispose leggermente assonnata, appoggiandogli la testa sul petto. - Ale-... - alzò lo sguardo pensando di ritrovarsi a guardare gli occhi grigi del ragazzo ma incontrò quelli bicolore di Jack. Lei lo fissò quasi inorridita. - Ma...! - lo spinse via bruscamente. L'uomo la guardò sbigottito e Jewel si sentì terribilmente in colpa: in colpa per aver trattato male Jack che voleva solo essere affettuoso ed in colpa per aver ferito Alex, trattandolo peggio di uno sconosciuto. Si fiondò a cercarlo, chiamandolo a gran voce. Lo trovò dinanzi ad un fiumiciattolo ghiacciato che fissava il vuoto con sguardo perso. - Alex! Finalmente ti trovo! - esclamò. Il ragazzo alzò gli occhi, stiracchiandosi e facendo un sorrisetto abbacchiato. - Mi cercavi? - chiese con malcelata tristezza. Lei gli si sedette accanto. - Non dovrei? - rispose con a sua volta una domanda. - Non so - ribatté con lieve sconsolatezza. - Oh, avanti, non fare così! - esclamò la cavallerizza. - ... - lui scrollò le spalle. - Mi dispiace, va bene? - l'irritazione le solleticò i nervi, ma si impose di rimanere calma. - E di cosa ti dispiace? - era davvero così ingenuo o faceva il finto tonto? - Alex - lo ammonì. - Non sei tu quella che si dovrebbe scusare, o sbaglio? - lui la guardò di sottecchi, stanco. - E allora perché non lo fai? - sembrava un gioco un po' sciocco e leggermente pericoloso. Il biondo non rispose, limitandosi a fissare un punto a caso del corso d'acqua. Stava già per alzarsi ed andarsene stizzita, quando lui parlò: - Sono un idiota, vero? - domandò. "Ah che domanda... proprio da idioti" pensò Jewel sorridendo. - Tu sei l'idiota... - fece una pausa - più carino che conosca! - concluse, e il viso del ragazzo si illuminò in un timido sorriso. - Sono perdonato? - chiese speranzoso. - Questo lo decido io - la risposta della ragazza non gli fece comprendere se era un sì o un no, ma continuò a sorridere comunque. - Vieni qui - e lo tirò a sé, abbracciandolo. - Mi sei mancato - soffiò in un orecchio. Le braccia di Alex le cinsero timidamente la schiena. - Mi dispiace, Jewel - sussurrò dolcemente. - Su, ora basta così! - esclamò staccandosi. Lo fissò quasi con ferocia aggrottando le sopracciglia. Il ragazzo rabbrividì. Lei sorrise, facendogli una carezza sui capelli e fermandosi su una guancia. Entrambi si sorrisero con nostalgia, prima di far pace con un dolcissimo bacio.

venerdì 25 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 10 - Passeggiata nel bosco
Jewel aveva deciso che avrebbero fatto pausa per quel giorno e anche per quello antecedente. Non sapeva bene che fare; Jack aveva borbottato qualcosa sul "lavare vestiti stranamente sporchi di panna" e "riordinare l'accampamento"; mentre invece Alex era steso nella tenda con lo sguardo perso a fantasticare su chissà cosa. Alla ragazza andava bene riposare, ma sconfinare nell'ozio no! Così afferrò il biondo per un braccio e tiratolo su di peso lo trascinò con sé. - Vuoi venire a fare una passeggiata con me? - gli chiese, e senza aspettare la risposta lo mollò e si avviò a passo deciso per il sentiero che ne il ghiaccio ne la neve avevano ricoperto. Il ragazzo fece uno scatto per non restare indietro: - Aspettami! - esclamò. La cavallerizza si voltò appena, con un sorrisetto sghembo sul viso. Ripresero a camminare fianco a fianco, in silenzio, e con le mani che si sfioravano. Il sole quel giorno era particolarmente caldo, ma donava al paesaggio un colore arancio che più si addiceva ad un tramonto che al primo pomeriggio. Entrambi udirono un fruscio provenire da un cespuglio, e Jewel sguainò il pugnale che si era portata per sicurezza, mettendosi davanti ad Alex: - Non sono io che dovrei proteggerti? - domandò sconsolato. - Non vedo come potresti, in questo momento - ribatté lanciandogli un'occhiatina di soppiatto. Dal cespuglio sbucò un coniglietto bianco, era un esemplare giovane, si confondeva nella neve. - Oh Alex, ma è... adorabile! - esclamò la ragazza intenerita, rimettendo l'arma a posto. - È... proprio carino - commentò il ragazzo. - Non quanto te - Jewel sorrise lasciandogli un bacio sulla guancia. - Lo vorresti? - le chiese dolcemente. - Sì ma... non possiamo prenderlo! Non sarebbe giusto, è questa la sua casa... - la cavallerizza guardò il batuffolo candido con desiderio. - Non ti preoccupare, quando torneremo a casa... te ne prenderò uno domestico - ribatté abbracciandola lentamente. "Se mai torneremo a casa" pensò con una punta di tristezza. - Non penso di averne bisogno... ho già il mio coniglietto - esclamò avvolgendo le braccia alle sue. - Hai ragione... ora andiamo però, non vorrei che Jack ci uccidesse se facciamo tardi - il ragazzo ridacchiò, sorridendo a metà fra il serio e il divertito. - Vediamo se riesci a prendermi! - Jewel gli sgusciò dalle braccia e si mise a correre: - Attenzione! Non correre, è pericoloso! - le gridò, ma lei non lo sentì. Si lanciò al suo inseguimento e ciò che le aveva detto diventò realtà: slittò sulla neve, inciampando in un sassolino. Stava per volare oltre un grosso cespuglio verde scuro, quando il ragazzo l'afferrò per un braccio con l'intento di tirarla a sé, ma nell'impeto della corsa venne trascinato insieme a Jewel oltre il cespuglio. L'abbracciò per ridurre l'impatto della sua schiena col terreno. - Jewel! Te l'avevo detto che era pericoloso! - la rimproverò quasi arrabbiato. - Non ti ho sentito - ribatté, testarda. - Alex? - lo chiamò, ma lui la stava fissando senza vederla davvero. - Alex? Puoi toglierti ora, sto bene - riprovò. Il ragazzo la fissò quasi con un'espressione da posseduto. Appoggiò le mani sul terreno, flettendo i gomiti. Poi le diede un bacio appassionato. - ...? - lei rimase immobile, mentre il biondo si lanciò in una serie di baci famelici. - Togliti - gli ordinò con fermezza, a disagio. Sentì la mano fredda del ragazzo scivolarle sotto la maglietta: - ALEXANDER! - sbottò, tirandosi su di scatto e appioppandogli uno schiaffo in pieno voltò. Il ragazzo si spostò, scuro in volto, massaggiandosi la parte offesa, dove ancora si notava il segno delle cinque dita. Si rialzarono. Jewel si spolverò i pantaloni, senza guardarlo. Non ci poteva credere! Ma che gli passava per la testa a quel ragazzo?! Scosse la testa, mentre si avviavano verso l'accampamento. Jack stava venendo verso di loro con aria ansiosa e preoccupata: aprì la bocca per sgridarli, poi notò lo sguardo sfuggente della ragazza che solo guardandolo gli disse " non è il momento". Lanciò un'occhiata interrogativa a Jewel guardando Alex che ancora si teneva la guancia. Lei scrollò le spalle, e Jack non commentò.

giovedì 24 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 9 - Una storia da brividi
I ragazzi erano distrutti. Jewel pensò che assolutamente dovevano prendersi una pausa. Il giorno prima Jack aveva fatto schiudere il grande fiore e gli aveva spiegato alcune cose sui fiori blu. La ragazza strisciò sonnacchiosamente fuori dalla tenda: - 'Giorno... - esclamò svogliatamente. L'uomo aveva delle vistose occhiaie e sbadigliò senza preoccuparsi di mettere la mano davanti alla bocca. Arrivò Alex, trascinandosi penosamente e strascicando i piedi. - A quanto pare siamo messi proprio male - constatò Jack alzando un sopracciglio. - Parla per te - ringhiò il biondo, prima di esibirsi in un enorme sbadiglio che non cercò di contenere. L'uomo lo guardò male e il ragazzo distolse lo sguardo. - Oggi e domani pausa! - ordinò Jewel imperiosamente. - Capito... - risposero stancamente. Di solito avrebbero detto " Ricevuto, capo!" ma erano davvero esausti. - Jack? - finita colazione, la cavallerizza sentì il bisogno di parlare. - Hn? - mugugnò semplicemente. - Mi sembri turbato da ieri... c'è qualcosa che non va? - la ragazza lo guardò sinceramente preoccupata. - È tutto ok - fu la risposta lapidaria dell'uomo. - Jack? - lo richiamò quasi in modo infantile, ed egli sospirò stancamente. - Chi era l'uomo del frammento di ieri? - chiese gentilmente. Jack abbassò lo sguardo, amareggiato: - ... - . Jewel lo fissò leggermente delusa, poi se ne andò da Alex. Il biondo si stava gustando in santa pace un'intera torta ripiena di panna. - Ciccione! - lo rimproverò scherzosamente. Il ragazzo intinse un dito nella panna e indugiò un attimo, poi lo allungò alla sua ragazza. Lei lo fissò interrogativamente, e lui con un gesto deciso le spalmò la panna sulla punta del naso. Jewel lo fissò allibita, poi prese un pugno di dolce e glielo spiaccicò su tutto il viso. - Ma che...?! E così vuoi la guerra? E guerra sia!!! - esclamò. Un attimo dopo erano completamente imbrattati di torta. - E ora? I vestiti si possono lavare, ma... - Jewel guardò la faccia oltremodo sporca ed impiastricciata del suo ragazzo. Lui ricambiò lo sguardo, e le mollò una leccata sul naso, passando poi su entrambe le guance. - Hn, come sei... deliziosa!! - esclamò. E così il buon proposito di riposare di Jewel andò irreparabilmente smarrito nella foga di leccarsi a vicenda il viso, ridendo come matti. Jack fissò i due ragazzi nella tenda sporcarsi, divertirsi, ma soprattutto amarsi, e non riuscì a sopprimere un terribile fitta di dolore e amarezza, non dopo ciò che aveva dovuto rivivere.

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 8 - Ciò che accadde
L'aria gelida si insinuò nei corpi intorpiditi di Jewel e Alex, facendoli sbadigliare. Era già mezza giornata che cavalcavano, e si sentivano stanchi: Jack invece, nonostante camminasse, era ancora pieno di energie. " È tutta colpa sua" pensò Alex. Quella mattina, la ragazza si era svegliata profondamente irritata, lamentandosi di essere ad un punto morto della missione. Jack l'aveva guardata pensieroso mentre facevano colazione, poi si era illuminato all'improvviso: - Conosco un posto che ci porterà avanti nella missione! - aveva esclamato. Jewel gli aveva lanciato un'occhiata dubbiosa, poi aveva annuito, piano. E così erano in marcia da ore, la mezza era passata da un sacco e lo stomaco di Alex brontolava di nuovo: - Brooar - si udì. La ragazza lo fissò stupita, poi il ragazzo si appoggiò una mano sulla pancia, mentre entrambi scoppiavano a ridere. - Jaaaack... ho fame! Non è rimasto nulla? - si lagnò. L'uomo lo scrutò, non lasciandosi intenerire dall'espressione supplicante. - Stai morendo (di fame)? - gli chiese gelido, ed il ragazzo ammutolì. - Eccoci, siamo arrivati - disse con calma. - Questo posto è intriso di magia - osservò Jewel. - Mmm - fu l'unica risposta che ricevette. Smontarono di sella, e la ragazza notò una specie di brillantino luccicante fra la neve. Fece per afferrarlo, quando un lampo di luce li abbagliò: - Che succede? - si agitò. - Un frammento del passato - spiegò Jack senza scomporsi.
" Un uomo voltato di spalle, il volto in ombra. - Signore! - un altro uomo arrivò di corsa, ansimante. - ... - fu la muta risposta. - Il ghiaccio non si ferma! Sta arrivando qui! In dieci? cinque? cinque minuti sarà qui! - esclamò affannato. L'ombroso inarcò un sopracciglio: - Raduna tutti gli abitanti del villaggio. Andate. Fuggite. - ordinò. - Ma...! E lei, Signore? - domandò l'uomo preoccupato. - Portatemi mio figlio. - il tenebroso non rispose alla domanda: - Ma... - riprovò. - ANDATE! - tuonò. Il servitore si dileguò, e poco dopo ne arrivò un altro con in braccio un bimbo di circa due anni: - Che cosa volete fare con il piccolo J? - domandò. - Portatemi Silver - l'uomo schivò di nuovo la domanda. Poco dopo arrivò un secondo servitore con il destriero. Il tenebroso fece un cenno ai servitori: - Non c'è più tempo, andate. - ringhiò, caricando il fanciullo sullo stallone. Lo sistemò in modo che non cadesse. - Va', Silver, va' in un posto sicuro e proteggi mio figlio. - disse. Il cavallo non si mosse, fissandolo. L'uomo comprese ciò che l'animale gli stava dicendo. - VA'! - ruggì, appioppandogli una violenta manata sul posteriore. L'animale nitrì il suo dolore, prima di partire al galoppo. - Va'... e proteggi il mio piccolo Ja-... -  era palese, il tenebroso stava... piangendo" Jewel si morse il labbro tanto forte da sentire dolore. Jack aveva la testa rivolta verso il terreno ed un brivido gelido colse la ragazza quando alzò il capo: i suoi occhi erano freddi, eppure le parve di notare una lacrima all'angolo dell'occhio sinistro, che però scomparve non appena l'uomo sbatté le palpebre: - Jack? - lo chiamò timidamente. L'uomo scosse la testa, stringendosi nelle spalle. - Erano solo gli avvenimenti del passato. - mormorò. Jewel lo fissò un attimo: - Andiamo? - domandò. I ragazzi annuirono. Lo spettacolo della radura era desolante: fiori quasi del tutto appassiti o serrati a bozzolo ovunque, il grande fiore sigillato. - Toccalo - ordinò inespressivamente l'uomo al ragazzo biondo. Alex obbedì e lo toccò con decisione. Non successe nulla. - Jewel - la chiamò con tono incolore. La ragazza si avvicinò timidamente, quando ad un passo dal toccarlo, si ritrasse. L'uomo sospirò, afferrandole una mano, poi gliela allungò gentilmente sopra il fiore. Lei lo sfiorò. Nessuna reazione. - Siamo sempre alle solite... - borbottò scocciato. - Allora, ragazzi, io posso aiutarvi a riattivare il grande fiore, ma voi dovete fidarvi ciecamente di me. - e lanciò un'occhiata eloquente ad Alex. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, poi assentì. Jack sfiorò il grande fiore e...

martedì 22 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 7 - Sentimenti contrastanti
Jewel sbuffò, irritata. Aveva dovuto passare la notte in bianco per colpa di Alex, che stava tutt'ora avendo lo stesso orribile incubo che aveva quando si era addormentato. Vabbe' che vedere il suo ragazzo così contrito le faceva male, ma Alex stava invadendo la sua parte di letto e la tenda era già minuscola di suo senza che nessuno le rubasse altro spazio. Scivolò silenziosamente fuori dalla tenda: era l'alba. Sospirò, poi si ributtò sopra il sacco a pelo: " Posso dormire ancora un po' " pensò esausta. Si sentì improvvisamente afferrare la mano. - J-jewel - la ragazza lo guardò sbigottita, poi si accorse che Alex stava ancora sognando. Gli strinse forte la mano e lui si rilassò: - Non mi lasciare mai - biascicò nel sonno. - Non lo farò - rispose la ragazza sorridendo. Sospirò, poi staccò la mano dalla sua con un colpo deciso e strisciò fuori. Il sole le accarezzò il viso: " Chissà se Jack si è già svegliato..." i suoi pensieri correvano imbizzarriti, saltando di palo in frasca. Un raggio illuminò anche l'interno della tenda, disegnando un'aureola attorno alla testa di Alex. Indecisa sul da farsi, se andare a vedere se Jack era già in piedi o riprovare a dormire, decise di rientrare, colta da un'impeto di tenerezza: " M-ma Alex non è tenero... è c-carino, ecco! No... è proprio tenero così...". Il ragazzo aveva i capelli biondi che scintillavano alla luce del sole, a metà fra il color grano e l'oro metallico. Due ciuffi gli spuntavano dalla testa come delle piccole orecchie da gatto: Jewel si sdraiò davanti a lui e iniziò a carezzargli dolcemente i capelli morbidi. Gli accarezzò una guancia, poi lo baciò. - Il mio piccolo scemo... - borbottò sorridendo. Iniziò con un dito a tracciare il profilo del suo viso, passando per il naso, poi sulle palpebre abbassate e infine sulle labbra, che gli sfiorò con due dita. Lui aprì gli occhi e la fissò con dolcezza. Lei arrossì ma rimase immobile. La mano con cui gli stava accarezzando il viso si fermò. Il ragazzo gliela prese, e tenendola nella sua se la fece passare sul viso. Restarono un po' così, a guardarsi negli occhi e carezzarsi con dolcezza. Lei si tirò a sedere e Alex la imitò, attirandola a sé in un abbraccio. Gli poggiò la testa sul petto, mentre lui si attorcigliò attorno al dito una lunga ciocca dei suoi capelli castani. Si scambiarono velocemente un bacio, poi Jewel si staccò borbottando goffamente un " ti amo". Alex la guardò con lieve disappunto, borbottando anche lui in risposta " anch'io ".
 La ragazza uscì per prima dalla tenda. Nell'aria sentì un delizioso profumino, segno che Jack era già in piedi e aveva cominciato a preparare la colazione. - G-giorno - disse imbarazzata passandosi una mano fra i capelli: - Buongiorno! - esclamò l'uomo voltandosi e sorridendo, per poi arruffarle gentilmente i capelli. - Dormito bene pic-...? Non hai una bella cera, Jewel. - Jack si morse la lingua: " piccola" non era molto adatto alla loro situazione. Alex arrivò dietro Jewel, lanciando un'occhiataccia all'uomo e rivolgendogli un piccolo ringhio d'avvertimento. Jack scosse piano la testa, in apprensione, prima di cercar di sfiorare gentilmente una guancia della ragazza, che scostò però la testa di lato, mordicchiandosi il labbro. Stava provando sentimenti alquanto contrastanti: da una parte, se accettava i gesti affettuosi di Jack, il suo ragazzo era geloso. Dall'altra, se passava più tempo con Alex, l'uomo non faceva che guardarlo male. Si prese la testa fra le mani: perché doveva essere tutto così complicato? Amava Alex, ma non poteva negare il legame speciale che la univa a Jack. I due la guardarono stupiti, prima di tornare a dedicarsi a ciò che stavano facendo: l'uomo riprese a preparare la colazione, mentre Alex iniziò ad affilare la sua spada. Jewel si sedette sconsolata su un ceppo, senza fare nulla in particolare. - La colazione è pronta! - annunciò Jack con forzata allegria. Si misero a mangiare in un imbarazzato silenzio: - Che facciamo oggi, Je'? - fu il ragazzo biondo a interrompere l'atmosfera tetra. Era chiaro fin da subito che era lei il capo. Lei ci pensò un attimo: - Mmmm... anche oggi perlustrazione, finché non scopriremo qualcosa di interessante. - decise. Alex e Jack si scambiarono per la prima volta un'occhiata non in cagnesco, dubbiosa. - Se siete d'accordo, ovviamente! - aggiunse frettolosamente la ragazza. Perlomeno le cose fra i due si erano un po' raffreddate... non fece in tempo a pensarlo che i due distolsero bruscamente lo sguardo. Sospirò: le cose fra il ragazzo e l'uomo sarebbero mai andate bene? Non lo sapeva. Alex guardò Jewel e Jack sospirare contemporaneamente. I loro gesti, il modo di parlare, di sorridere, erano identici in tutto, solo che non se ne accorgevano. A fine giornata erano esausti: avevano esplorato la zona fra la montagna e il mare, senza soffermarsi sulla radura. Jack, nonostante fosse distrutto, si ostinava a voler camminare. Alla fine Jewel lo costrinse a salire dietro di lei, su Storm. Ritornarono all'accampamento. Alex e la ragazza stavano per infilarsi nella loro tenda, quando il ragazzo si fermò a fissarla con un'espressione buffa. Lei lo guardò stupita, poi entrambi scoppiarono a ridere, e scuotendo la testa entrarono.

lunedì 21 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 6 - Amore paterno
I due ragazzi e Jack, insieme a Thornado, erano finalmente giunti nella pianura. Davanti a loro si presentava un triste spettacolo: una landa fredda e desolata, disabitata. Neve e ghiaccio ovunque, a parte qualche sprazzo di terra arida qua e là, e dei bassi arbusti mischiati a cespugli. Perlomeno il sole splendeva, senza però donare calore alcuno. Alex esplose teatralmente in una nuova imprecazione, stava letteralmente congelando e non riusciva a sopportarlo; Jewel sbuffò alzando gli occhi al cielo: anche se si fingeva infastidita, quella parte infantile apparteneva pur sempre al ragazzo, e di lui ne amava sempre e comunque ogni minimo pezzetto. Scelto un posto dove piazzare le tende, decisero che avrebbero perlustrato la valle. Dopo tre giorni che vagavano, ancora non avevano scoperto nulla di nuovo ed interessante. Intanto i rapporti fra gli avventurieri andava ogni giorno migliorando, soprattutto quello fra Jack e Jewel: i due avevano proprio un certo feeling. Era come se si conoscessero da sempre, come se li unisse qualcosa di più che un semplice viaggio. Inspiegabilmente, era stato come ritrovare una persona cara. Perché era così: Jack e Jewel si erano ritrovati. In breve si era stretto fra loro un legame speciale ed indissolubile, ma Alex non riusciva ad esserne geloso. Quello che vedeva nei gesti affettuosi dell'uomo verso la sua ragazza, come arruffarle gentilmente i capelli, oppure darle delicati buffetti sulle guance, o preoccuparsi se si faceva male, non era interesse amoroso, no... era più una sorta di amore paterno. Già, guardando Jack e Jewel seduti vicini, a scaldarsi davanti ad un falò e a ridere con complicità, Alex riusciva a vedere un padre e sua figlia. Ma, no, facendo alcuni calcoli, era impossibile, e poi quello strano uomo era così giovane, il ragazzo non aveva il coraggio di chiederglielo, ma non poteva avere più di venticinque anni, e inoltre aveva detto di venire dal passato. - Gah! - esclamò, lui non era uno che di solito pensava parecchio, e  tutti quegli strani pensieri gli stavano provocando un mal di testa atroce. Improvvisamente fu colto da un terribile bisogno d'affetto. Raggiunse i due e si sedette accanto alla sua ragazza: proprio mentre stava parlando, la afferrò per le spalle e la baciò dolcemente. Lei rimase interdetta, mentre l'uomo lo fulminò con un'occhiataccia. Alex si allontanò, ridacchiando di gusto, ed entrò nella loro tenda. Forse un po' di gelosia fra lui e Jack avrebbe reso le cose più movimentate e interessanti, pensò con un sorriso soddisfatto.

domenica 20 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 5 - Fantasmi dal passato
Jewel fissò la misteriosa spia dritto negli occhi. Era il terzo giorno, ancora un po' di viaggio e poi sarebbero arrivati. Jack sospirò: la ragazza l'aveva scoperto. - Alex, qualcuno ci sta seguendo - da un bel po' aggiunse tra sé - e ci osserva - disse la ragazza. Alex la fissò con gli occhi sgranati. - ... - la cavallerizza sguainò il pugnale e smontò da cavallo. Si avvicinò all'ennesimo cespuglio e vi si infilò dentro. Il ragazzo trattenne il respiro: e se fosse stato pericoloso? Jewel riapparve poco dopo, e stava stringendo con una mano il bavero del mantello di un ragazzo fra i ventitré e i venticinque anni. Nell'altra mano impugnava l'arma, puntata alla gola del misterioso uomo. Lo strano ragazzo sorrise ed Alex inarcò le sopracciglia. Si spostò il ciuffo biondo e lo fissò con sufficienza. - Allora? Cosa vuoi da noi? Perché ci stai seguendo? - ringhiò Jewel pungolandogli la gola.  - C-così n-non respiro - rispose con voce strozzata. La ragazza mollò all'improvviso il bavero del cappotto e l'uomo cadde in ginocchio. - Puoi riporre il pugnale. Non sono qui per farvi del male - Jack lanciò una strana occhiata all'arma di Jewel. - Questo lo decido- lo decidiamo noi. - si impuntò la cavallerizza. - Mi chiamo Jack e vengo dal passato. Mi manda Mack, l'Eroe, per darvi una mano. - spiegò il ragazzo. Questa volta fu Alex a parlare: - E dovremmo crederti? - chiese con calma, impassibile. Sembrava già convinto della storia raccontata dall'uomo.  Jack abbassò lo sguardo, poi si sfilò il mantello, e, nonostante il freddo polare, anche la maglietta. Jewel ne ammirò il petto scolpito e le braccia muscolose: lui si voltò, mostrando una spalla. C'era tatuato un fiore dai petali bianchi con una riga dorata al centro. - Questo me lo fece mio padre, simboleggia i fiori che hanno portato la tragedia nella pianura. ... E poi, Jewel, non ti ricordi di... me? - aggiunse piano. Jewel sussultò. - Per ora ti crederemo - disse frettolosamente la ragazza. Oltre a non riuscire a comprendere come quell'uomo sapesse il suo nome, non riusciva a smettere di fissare i suoi occhi: uno era grigio, come quelli di Alex, l'altro era color caramello, quasi simile al miele. Ignorò i fastidiosi pensieri: - Io sono Jewel - si presentò, dimenticando volutamente che lo sconosciuto lo sapeva già. Quello fece un sorrisetto affabile. - E io mi chiamo Alexander, abbreviato Alex - il ragazzo abbassò involontariamente gli occhi quando quelli di Jack lo scrutarono a fondo. - E per cui tu saresti...? - l'uomo fece passare lo sguardo fra i due ragazzi. Entrambi arrossirono, poi Alex prese coraggio ed alzò la testa: - Sono il suo ragazzo - rispose con un pizzico di orgoglio e lanciò uno sguardo di sfida all'uomo, poi subito se ne pentì quando egli gli restituì uno sguardo infuocato. Ripresero il viaggio. Jewel non riusciva a fidarsi di Jack, eppure si sentiva innegabilmente attratta da lui e dai suoi occhi bicolore.
Rimasto un attimo indietro, il misterioso uomo si fermò a parlare un attimo con se stesso: - E così la mia piccola ha già un ragazzo... - sospirò.

sabato 19 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 4 - Occhi scintillanti
Il mattino dopo, i due ragazzi si alzarono in fretta e prepararono gli unicorni. Dopo la notte precedente, Jewel e Alex non riuscivano a guardarsi in faccia senza arrossire. La ragazza aprì lo zaino e controllò che il pugnale, l'amata arma che le aveva regalato il padre, che non aveva mai conosciuto, fosse al suo posto. Finse poi di sistemare una staffa per non dover guardare il suo ragazzo e Alex fece altrettanto. Proprio mentre Jewel si girava per chiedergli se avesse bisogno d'aiuto, Sidra diede una forte spinta ad Alex, che finì abbracciato alla sua ragazza. Si guardarono sbigottiti, poi la cavallerizza afferrò il mento del ragazzo e gli voltò la testa verso di sé, quindi lo baciò. Si staccarono velocemente, montando in groppa ai rispettivi destrieri. In silenzio, trottarono fianco a fianco nella foresta, i cui unici colori erano grigio, bianco, blu e azzurrognolo. Si udì sopra le loro teste un grido acuto, poi videro una grossa ombra planare dolcemente davanti a loro: si fermarono. Era Wiz, il falco color crema, che era tornato indietro per controllare che non si fossero persi. - Oh Wiz! - Jewel gli allungò un pezzetto di carne del suo panino e il rapace lo prese delicatamente col becco. Ripresero il viaggio, con Wiz che faceva strada guardingo. Era ormai pomeriggio inoltrato, ma non potevano fermarsi. Il clima si era già fatto più rigido, costringendo i ragazzi ad indossare altri indumenti. Fecero una piccola pausa: durante tutto il tragitto, Jewel si sentiva osservata. Anche ora, le pareva di percepire degli occhi spiarla. Un cespuglio tremò e lei afferrò il pugnale. Due occhi gialli la fissarono dal nascondiglio. Lei strinse l'arma: - Vieni fuori! - ordinò. Alex la fissò con aria interrogativa. Dal cespuglio sbucò il grande lupo color cenere: - Thor! - esclamò il suo padrone e la grande bestia brontolò dolcemente. La ragazza sospirò: - Era solo lui... - disse piano fra sé. Aggregatosi il grosso canide, ripartirono. E di nuovo quella sensazione di occhi che ti spiano. Jewel sapeva. Si voltò di scatto e fissò dritto negli occhi la loro spia.



La ragazza si voltò di scatto e lo fulminò con lo sguardo. Jack sorrise. Ora le cose si facevano interessanti, pensò, lanciando l'ultimo croccantino a Thor, che annusò qua e là prima di sgranocchiarlo in silenzio. Il misterioso ragazzo sospirò: era stato semplicissimo usare il lupo come camuffamento, ma la ragazza l'aveva scoperto comunque. - Jewel - sussurrò.

venerdì 18 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 3 - L'inizio
Dal diario di Jewel:
"Caro diario,
Sai, penso di essermi... eeeeh, quella parola con la "i". Non si capisce, vero? Mmm. Sì, io, Jewel, penso di essermi innamorata. Pazzesco, vero? Ora ti chiederai chi è il fortunato ( o sfortunato?) ragazzo! Ebbene, si chiama Alexander, ed ha quindici anni. Un anno più di me. Lo so, un anno di differenza è poco, ma lui mi vedrà di sicuro come una bambina. È così figo. Ha i capelli biondo oro e gli occhi grigi come il cielo quand'è brutto tempo. E poi è bravissimo con gli animali. Il guardiano ( che ha la nostra età!!) lo porta alle gabbie degli animali selvatici o feroci, e lui dopo poco li rende docili ed innocui ( più o meno). Come la tigre. È da quando sono entrata nelle Forze Reali a cavallo che quella tigre cerca di sbranare tutti, perfino colui che la accudisce. Invece Alex l'ha soppesata dalle sbarre della sua grande gabbia, poi è entrato. " E qui finisce il tuo sogno d'amore" ha detto una vocina fastidiosa. Sono rimasta a guardarlo, sarei intervenuta io a costo della mia vita pur di non farlo sbranare. Ma avevo poca fiducia in lui. Difatti le si è avvicinato, camminando con calma, e poi si è inginocchiato, fissando il grosso felino negli occhi ambrati, ed ha cominciato a parlarle come se fosse una vecchia amica. Appena finito il suo discorso, le ha fatto i grattini dietro le orecchie e la non più feroce tigre si è lasciata accarezzare. Poi è uscito tranquillamente: tutti i membri delle Forze Reali, me compresa, hanno applaudito fragorosamente. Lui è passato in mezzo alla folla, battendo un cinque occasionale. Il suo sguardo argentato è ricaduto su di me e ha sorriso. Mi son sentita liquefatta: sono arrossita e p-poi, da brava scema, me la sono data a gambe. Ora mi chiedo: chi mai  potrebbe amare una fifona come me?"


"Caro Diario,
Oggi Alex ha ammansito un magnifico lupo color fuliggine. Non l'ha toccato e non ha detto nulla. L'ha semplicemente guardato negli occhi gialli, e quello si buttato a pancia in su. Io mi sono sempre vantata del mio forte rapporto con Silver, il mio cavallo, ma lo conosco da quando sono entrata al servizio del re. Alex invece riesce a capire in pochi minuti qualunque animale... è sorprendente. Ok, ho deciso! Oggi gli chiederò di diventare amici!"



"Caro Diario,
Sono passati parecchi mesi da quando ho chiesto ad Alex di diventare amici, ed ora lui è il mio migliore amico! Be', a volte è più infantile di quanto si possa pensare, ahah! Mi ha fatto conoscere il suo partner a quattro zampe, Thor, diminutivo di Thornado. È il lupo di cui ti parlavo, quello con gli occhi gialli! Fa un po' paura ma è buono. È molto ridicolo: Alexander non ha paura di un pitone infuriato ma di un cavallo sonnacchioso sì! Non voglio fare stupidaggini che possano rovinare la nostra amicizia, ma mi sento ogni giorno più cotta di lui..."


"Caro Diario,
Devo essere impazzita e questo dev'essere un sogno. Oggi avevo il giorno libero dagli allenamenti e anche Alex. Abbiamo passato tutto il giorno insieme, poi siamo andati al mio alloggio, che occupo da sola. Lo so che è proibito, ma non ho paura. Sono solo un po' brilla, euforica. Ci siamo seduti sul bordo del mio letto ed abbiamo iniziato a parlare, mentre quel noioso di Thor ci girava attorno elemosinando biscotti. Più che comportarsi come un lupo, pare un grosso e peloso cane ciccione. Comunque... mentre Alex cianciava di quanto fosse fantastico il suo goloso lupo, ho fissato un punto indefinito sopra la sua testa. Dopo un bel po' si è finalmente accorto che non lo stavo ascoltando. - Oh... ah! Ah! Ho qualcosa in testa?! - ha chiesto iniziando ad arruffarsi i capelli. Gli angoli della bocca mi sono curvati in un sorriso di tenerezza: - No... i tuoi occhi... - ho interrotto volutamente la frase. - I... miei occhi? - ha iniziato a sbattere le palpebre come se avesse un moscerino. - ... Sono bellissimi - ho concluso, e lui è arrossito, sconcertato. Allora io mi sono allungata e ho poggiato le mie labbra sulle sue. È rimasto immobile per un attimo, poi le sue labbra si sono impercettibilmente mosse per rispondere al mio bacio. Le sue mani hanno sfiorato il mio viso. Dopo un'eternità ci siamo staccati. - Jewel, vuoi essere la mia ragazza? - e il mio cuore si è fermato. Inutile dire che al mio quindicesimo compleanno sono andata da Sua Maestà a chiedere due cose: la prima che Alex diventasse il mio compagno di missioni, la seconda di assegnarci un alloggio insieme, con la promessa che non avremmo fatto cose strane"

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 2 - Partenza
Jewel e Alex si svegliarono contemporaneamente all'alba. - Yawn... - Alex si alzò e prese dei vestiti a caso. - Che cavolo fai? Dovremo cavalcare a lungo, prendi dei vestiti adatti! - lo rimbrottò la ragazza, che indossava già un giubbotto imbottito nero, in caso di caduta, e sotto una giacca aderente rosa pallido dal cui colletto sbucava del pelo bianco. I pantaloni da equitazione erano color cenere, mentre gli stivali lucidissimi marrone cioccolato. Il ragazzo sospirò, poi prese i vestiti giusti: - Devo prendere il cap? - chiese. - Ti geleranno le orecchie - rispose Jewel lanciandogli un berretto nero. - Grazie - borbottò Alex intento a vestirsi.
Il sole stava lentamente salendo nel cielo quando i due ragazzi raggiunsero la Piazza Reale dove il sovrano li stava aspettando: - Buongiorno. - disse semplicemente il re, che sembrava di cattivo umore. Daniel, il capo stalliere, e Nina, colei che si occupava di fornire vestiti e oggetti particolari, erano invece belli pimpanti e sorridenti: - Buongiorno ragazzi! Ecco i vostri Unicorni. Wiz partirà con voi, ma arriverà prima - il veterinario porse le briglie ai ragazzi. I due Unicorni non sembravano assonnati, nonostante fosse l'alba. Il grosso rapace arrivò silenzioso e  si posò sul braccio di Daniel. Nina diede ad Alex e Jewel il materiale per i messaggi da affidare a Wiz, compreso un collarino di pelle. - Potete partire - il re e lo stalliere e Nina si avviarono per accompagnare i ragazzi. - Buona fortuna - Sua Maestà lanciò una strana occhiata ad Alex, che però non se ne accorse. Jewel montò con un movimento fluido su Storm, mentre il ragazzo dovette goffamente farsi aiutare dal veterinario che lo guardò male. - Buona fortuna ragazzi! - augurarono Nina e Daniel. I ragazzi fecero un cenno col capo, poi spronarono gli unicorni. Jewel era proprio una cavallerizza provetta, mentre Alex rimbalzava sul dorso di Sidra, che trottava lentissimamente, come un sacco di patate: - Eddai Alex! Trotta come si deve! - sbottò la ragazza senza nemmeno voltarsi. - Certo, per te è facile... - sussurrò sistemandosi sulla sella. - Vieni, prendiamo una scorciatoia - Jewel fece compiere una curva aggraziata a Storm, mentre Alex, fermo poco più in là, nemmeno la sentì. - EHI! - la cavallerizza si stava già innervosendo: - Cosa succede? - chiese con più calma al ragazzo, che stava fissando un punto indefinito del cielo come se si trovasse in un altro mondo. Si riscosse. - Niente, niente - e diede un colpetto deciso ai fianchi della giumenta. Finalmente fianco a fianco, Jewel non riusciva a smettere di osservare il volto di Alex, accigliata. Il ragazzo era crucciato, aveva la testa fra le nuvole. - Seguimi - gli ordinò e lui annuì semplicemente. Un piccolo tronco stava d'innanzi a loro: - SALTO! - avvisò la ragazza spronando lo stallone e con un sorriso soddisfatto lo superò. Alex manco la udì e non fece nulla per aiutare Sidra, che scrollando la testa gli strappò le redini di mano e saltò con pochissima rincorsa. A Jewel salì un moto di rabbia e fermò immediatamente Storm. Alex per poco non ci andò a sbattere e fece appena in tempo a fermare a sua volta la cavalla: - Perché ci siamo fermati? - chiese. - Non so, dimmelo tu! - sbottò la ragazza.Le veniva tanto voglia di prenderlo a pugni. Strinse le redini per non appioppargli un ceffone. Lui la guardò con aria interrogativa. - Hai la testa fra le nuvole! Potevi fare male a Sidra e a Storm! ...Cos'hai? Dimmelo. - Jewel non riusciva a restare calma. - Non... so come spiegarlo. - Alex abbassò lo sguardo. - Dillo lo stesso. - la ragazza lo fissò decisa negli occhi. - Ecco, io lo so... che in due anni che stiamo insieme non... ti ho mai detto cosa provo. Però, erm... se in questa missione dovesse succedere qualcosa a uno di noi due, voglio che tu sappia, qualsiasi cosa succeda, che t-... ti amo. - disse le ultime parole arrossendo fortemente. La cavallerizza affiancò la giumenta, poi si sporse dall'unicorno e abbracciò il ragazzo: - Scemo. Andrà tutto bene. Sei proprio un bamboccio, - Alex tentò di interromperla indignato ma lei lo zittì - senza di non so cosa faresti... - ridacchiò e ripartirono. Dopo varie ore che cavalcavano, giunse l'imbrunire. - Sarà meglio che per oggi ci fermiamo qui - Jewel aprì lo zaino e tirò fuori una tenda pieghevole. Alex la aiutò a piantarla. - Caspita. È davvero minuscola. Dovremo dormire appiccicati - la ragazza fece una smorfia. Il ragazzo invece sorrise, un enorme sorriso malizioso. - Alexander! Non ci pensare nemmeno. Prova a farmi qualcosa e ti taglio le mani. - Jewel era molto dotata nell'intuire i pensieri perversi del suo ragazzo.
- Anf - Jewel si svegliò da un brutto sogno ansimando. Alex invece dormiva saporitamente. Gli sfiorò con dolcezza una guancia, poi uscì dalla tenda. La luna, bianca come il pelo di Storm, brillava nella notte tranquilla. Un brivido percorse la schiena della ragazza ed ella incurvò le spalle. - Papà... - sussurrò. Di suo padre non ricordava proprio nulla. Sentì due braccia cingerla gentilmente. - Mi sono svegliato e non ti ho trovato. Mi hai fatto preoccupare. - Alex era in apprensione. - Vieni dentro, prenderai un raffreddore - la ragazza si lasciò prendere la mano ma invece di seguirlo dentro la tenda lo bloccò abbracciandolo. Lui rispose all'abbraccio. Le lacrime cominciarono a scorrere impercettibili. - Fa freddo - Jewel rimase con appoggiata al petto del ragazzo. - Ci sono io a scaldarti - la rassicurò. - Grazie - sussurrò: - Dovere - sorrise lui. - Perché? - inizialmente Alex non comprese la domanda. Ci ragionò un secondo prima di rispondere. - Perché ti amo - sussurrò dolcemente. - Anch'io - un sussurro altrettanto dolce. - Ho fatto un brutto incubo - confessò Jewel. - Ti proteggo io - Alex sorrise. La sua ragazza, così forte, decisa, ( e a volte manesca!!) ora era fragile. - Non voglio mostrarmi debole! - sbottò frustrata. - Non... Je', ci sono io con te. Va bene essere vulnerabili. - borbottò imbarazzato. Lei singhiozzò e lui le appoggiò le labbra sulla fronte, lasciandole un bacio. Lei gli afferrò la maglietta. Con un fluido movimento Alex la prese in braccio e la portò nella tenda, dove la appoggiò delicatamente. Si abbracciarono, sdraiati. - Dai, ora dormiamo - disse Jewel appoggiando il naso nel collo di Alex. - Va bene - acconsentì. La ragazza gli strofinò il naso nel collo, facendogli il solletico: - Mmah! No... pff... Je'! Mi fai il... aaaah! Mi fai il solletico! - Jewel ridacchiò, poi si fece seria: - Ok, ora dormiamo davvero. E tu... - si fece scherzosamente minacciosa. - Ho capito ho capito! - Alex sospirò, poi, abbracciati, chiusero gli occhi.

mercoledì 16 luglio 2014

Il ghiaccio che brucia i cuori

Capitolo 1 - Una nuova avventura
Jewel si tirò a sedere. Aveva fatto un sogno molto particolare che però non riusciva a ricordare. Guardò l'orologio: le 7:25. - Oh cavolo! - esclamò. Si voltò a controllare che quel dormiglione del suo ragazzo, Alex, fosse sveglio: invece stava ancora dormendo profondamente. " Ma cos'ho fatto di male per innamorarmi di un simile ghiro?" pensò la ragazza sbuffando. - Alexander! - lo chiamò per il nome completo. - Yawn... 'giorno Je' - rispose lui sbadigliando. - 'Giorno un corno, 'giorno! - sbottò Jewel: - Perché sei già arrabbiata appena sveglia? - domandò il ragazzo iniziando a togliersi la maglietta. - Idiota! Lo sai che ore sono? È tardi, alle 8:00 abbiamo appuntamento con Sua Maestà! - gli ricordò velocemente. - Ah già... - Alex non sembrò dargli importanza. Prese i suoi soliti vestiti e fece per indossarli, quando la ragazza lo interruppe: - Ma sei scemo o cosa? Sua Maestà ha detto che ci deve affidare una nuova missione, per cui... prendi i vestiti adatti! - Jewel era molto nervosa. - Mi domando come ho fatto ad innamorarmi di te... - borbottò fra sé Alex vestendosi. - COSA? - ok, la ragazza l'aveva sentito: - Niente, niente, parlavo con me stesso - e ridacchiò. Jewel lo guardò male, poi sospirò. - Ehi Je'... niente bacino del buongiorno? - domandò Alex facendole gli occhioni da cucciolo. Lei non rispose, limitandosi ad avvicinarglisi, poi ad un soffio dal suo viso disse: - No - e fece un sorriso poco rassicurante. Lui invece le voltò le spalle, imbronciato. - Andiamo - disse Jewel.
Raggiunsero la Piazza Reale. - Buongiorno, Sua Maestà! - esclamarono all'unisono i due ragazzi, facendo un piccolo inchino. - Buongiorno. Alexander, Jewel. - il re non mostrava alcuna emozione sul viso. - Voglio affidarvi una nuova missione. La poco distante pianura dei fiori blu, tanto rari quanto belli, è da anni ricoperta dal Ghiaccio Eterno. Ho cercato personalmente delle informazioni su di voi: siete gli unici che posso far rifiorire la pianura e scoprire la storia che nasconde. La pianura non è molto distante dalla nostra regione, solo 3 giorni a cavallo e uno volando. Purtroppo i Grifoni Reali sono in esplorazione sul deserto, e... i discendenti di Pegaso scomparvero tanto tempo fa. Vi darei volentieri i cavalli ma non sopporterebbero le rigide temperature. Le uniche creature su cui potete ripiegare sono i lupi artici e gli Unicorni della Neve che ci sono stati mandati in aiuto dagli spiriti degli Eroi. Raggiungete le stalle Reali e Daniel vi aiuterà a scegliere un destriero. - il sovrano congedò i due con un gesto della mano. Alex e Jewel entrarono nell'edificio, incontrando subito Daniel, il capo stalliere e veterinario: - Ciao ragazzi! Ditemi, di cosa avete bisogno? - chiese sorridendo. Jewel e Alex si scambiarono un' occhiata: - Ci servirebbero due Unicorni della Neve! - esclamarono in coro. Daniel fece una risatina: - Va bene. Abbiamo due giumente e uno stallone catturati pochi giorni fa - rispose e gli fece segno di seguirlo. In dei normali box per cavalli c'erano i tre Unicorni. Avevano il corno lungo e azzurrino, il pelo bianco/ grigio e la criniera bianca con sfumature blu cielo. Lo stallone aveva gli occhi neri e lucidi, mentre una giumenta li aveva grandi e violacei. L'ultima ce li aveva blu.
Jewel si sentiva irresistibilmente attratta dallo stallone. - Lui è Storm. È coraggioso e obbediente, non fa quasi mai di testa sua. È paziente con i principianti e fedele, non ti abbandonerà mai nel momento del bisogno. Non è particolarmente veloce e ha una bocca sensibilissima. - spiegò Daniel accarezzandogli il naso. Anche la ragazza iniziò a coccolarlo e l'unicorno sembrò gradire. Alex invece stava cercando di accarezzare la giumenta dagli occhi blu senza però riuscirci. Allungava timidamente una mano per poi ritirarla in fretta non appena la cavalla gli mostrava i denti. Jewel, che aveva fatto per otto anni addestramento a cavallo, sorrise. La giumenta lo stava facendo apposta, vedendo quanto il ragazzo fosse intimidito, quasi spaventato da essa. - Lei invece è Sidra. È la nostra giumenta più veloce, e ha un caratterino tutto pepe e deciso. Su di lei ci vuole una mano salda e una persona di carattere simile che la capisca. È ribelle, testarda e capricciosa. Pensa sempre che tutto ciò che fa di testa sua è meglio dei tuoi comandi e non le piacciono le persone che si impongono, ma se le dimostri che hai paura di lei ti sottometterà. - lo stalliere fece una pausa. - Bene, vedo che avete scelto, anzi, loro hanno scelto i propri cavalieri. Vi lascio fare amicizia, poi vi spiegherò come prendervi cura di loro. - la rassicurante figura di Daniel sgusciò oltre la porta. - Wow! Daniel ama proprio tanto gli animali! - esclamò Jewel, poi vide il suo ragazzo che cercava di toccare il naso di Sidra, spaventandosi ogni volta che lei sbuffava minacciosa. Scoppiò a ridere. - J-jewel! Perché devo prendere anch'io un Unicorno? Non posso prendere un l-lupo? Lo sai c-che ho paura dei cavalli! - Alex era davvero ridicolo, un ragazzo di sedici anni che non aveva paura di accarezzare una tigre libera a mani nude ma aveva paura di una femmina di Unicorno chiusa in un box! - Alex! - Jewel non riusciva a smettere di ridere. Lei e Storm erano già diventati inseparabili. L'unicorno le appoggiò il muso sulla spalla e lei lo accarezzò: - Smettila di fare il fifone, non è da te! Hai sentito Daniel, ormai è deciso! E poi gli Unicorni sono innocui! - la ragazza afferrò la mano del ragazzo e con decisione la passò sul muso della giumenta. Sidra rimase immobile. - Visto? Dimostrale che sei deciso e lei non ti farà nulla! - Jewel era soddisfatta. Alex prese coraggio e ci riprovò, poi Sidra sbuffò forte e il ragazzo ritrasse la mano come se l'avesse morso un serpente. Storm emise un nitrito che assomigliava molto ad una risata umana. Il ragazzo inspirò, poi con mano decisa ed appena tremante la fece passare sul muso della giumenta. Sidra non mosse un muscolo.  Alex fece un gran sorriso, iniziando ad accarezzare l'unicorno, all'inizio ancora timidamente, poi sempre più scioltamente: - Ehi Je'! Ce l'ho fatta! La sto accarezzando! - era euforico come un bambino. - Lo vedo... - Jewel sorrise: quello era il ragazzo di cui si era innamorata.
- Bene, vedo che avete stretto un legame! - Daniel apparve come un fantasma. - È molto semplice occuparsi di un Unicorno della Neve! Finché siete al caldo potete accarezzarli e toccarli quanto volete, ma quando sarete là la temperatura del loro corpo si abbasserà per non soffrire il gelo! Vi darò dei finimenti speciali, finché li indosseranno non ci saranno problemi, ma se non li avranno su e li toccate vi congelerete! Per strigliarli vi darò un panno speciale. La criniera e la coda invece potete districarle con le dita. Mmm... ah sì! Quando nevica, gli Unicorni possono diventare invisibili per cinque/sette minuti, ma solo se il loro pelo è pulito e soprattutto deve nevicare! È tutto! Ora lasciateli riposare... vi vuole Sua Maestà! - il capo stalliere fece una carezza agli unicorni e i due ragazzi uscirono.
- Maestà - un inchino veloce al sovrano che si schiarì la gola. - Ora che avete scelto i destrieri, vi affiderò un falco che possa fare da messaggero * fiiii* - il re emise un fischio particolare e subito un grosso rapace dalle rare piume color crema si posò sulla mano guantata del sovrano: - Prendetevi cura di Wiz. Domani all'alba partirete. Daniel e Nina vi daranno le ultime informazioni e probabilmente alcuni oggetti, oltre a consegnarvi Wiz e i destrieri. Buona fortuna - il re lanciò una strana occhiata ai ragazzi, poi si voltò e andò. Alex fece una faccia buffa, poi si rivolse alla sua ragazza: - Ora me lo dai un bacio, Jewel? -

Il ghiaccio che brucia i cuori

Prologo
"Cass e Romeo sono diventati gli Eroi della pianura. Hanno difeso per anni la pianura dal pericolo della neve perenne, ma come tutti gli esseri umani, alla fine sono morti. Per un lungo tempo la pianura è rimasta in mano ai loro discendenti, poi qualcuno impazzì. Bramando la bellezza dei fiori blu, tentò d' impossessarsene. E questo scatenò la tragedia. I fiori che non furono presi perirono e il Grande Fiore avvizzì.
Ora la grande pianura è una landa desolata e disabitata, ricoperta dal Ghiaccio Eterno. Tutte le tecnologie umane sono andate perse per sempre e la magia è tornata per salvare i fiori blu e ripopolare la pianura." Solo i nostri due eroi, Alex e Jewel, potranno riportare la regione al suo antico splendore e scoprire una verità del tutto inaspettata, con l'aiuto dal passato dell'Eroe Mack e di una persona cara che racchiude in sé un magico passato.

martedì 15 luglio 2014

La primavera nei tuoi occhi

Ultimo capitolo - I fiori del destino
- Dottore! La prego, mi dica, sopravviverà vero? - la disperazione aveva lasciato il posto all'agitazione. - Calmati ragazzo. Cos'è successo? - il dottore mi da già su i nervi. - Di preciso non lo so, so che è stata morsa da un serpente e i graffi glieli ha provocati il suo... - "cane"? " lupo"? Non so che dire, quando una voce tonante mi interrompe. - Glieli ha provocati il suo lupo per proteggerla. Buonasera, io sono il padre di Cassandra. - sono sorpreso. Ha i capelli corti, dello stesso colore della figlia, e gli occhi di forma diversa,occhi bui,stanchi e cinici. Nonostante tutto però, il suo viso solcato dalle rughe appare aperto e gentile. - Tu devi essere Romeo, giusto? - il suo tono è burbero ma qualcosa mi dice che sa essere amichevole. - Uscite per favore dalla stanza. Vi chiamerò quando si sveglia. - il dottore sembra stanco anche lui. Io e il padre di Cass ci ritiriamo nella sala d'attesa. Sono le 23:20. - Parliamo, ragazzo. - ora mi pare un tipo piuttosto all'antica. - ... - apro la bocca, poi la richiudo. - Comincio io - dice risoluto. - Vorrei ringraziare te e tuo padre. Tuo padre per avermi avvisato e raccontato tutto. So che forse pensi che non gli importi molto di te, ma lui ti vuole bene. Come io ne voglio a Cassandra. Non so perché ma ha sempre odiato il suo nome, e anche me probabilmente. Ma, voglio ringraziarti, ragazzo, per essere stato il suo unico caro amico. E, sai, non mi sono mai pentito tanto in vita mia che quando la allontanai da te. All'epoca pensavo che fosse giusto, che si sarebbe fatta altri amici, ma lei voleva te e solo te. Tu le hai restituito il sorriso ed io te ne sono grato. Grazie, Romeo, grazie di aver dato a mia figlia ciò che si meritava. Ora lo so che lei mi odierà, e forse anche tu nel profondo provi rancore per me per averla sempre fatta soffrire, però voglio sapere una cosa: la ami? Rispondi sinceramente. - quell'uomo, quello che avevo sempre visto come un mostro, ora si asciuga in silenzio le lacrime, lacrime che racchiudono un dolore più profondo di quanto pensassi. È pentito, si è pentito. Mi fa compassione. - Signore, io non la odio, e nemmeno Cass, anche se potrebbe sembrarle così. Cass le vuole un bene immenso e non ha certo avuto vita facile, ma la perdonerà, se le darà ciò che non ha mai ricevuto da lei. E sì, la amo, ora più che mai. - concludo la frase alzando lo sguardo. 00:01. Il padre di Blue sembra impietrito. - Tesoro... - sussurra. Mi volto di scatto. Cass è lì, è in piedi, aggrappata alla maniglia, è lì, è viva! - Papà... - il suo sussurro è accompagnato da un sorriso dolce. - Hai... hai sentito tutto? - domando imbarazzato: - Abbastanza - risponde lei abbracciandomi. - Abbastanza da poterti dire che anch' io ti amo - bisbiglia nel mio orecchio, poi si scosta ma continua ad appoggiarsi a me. - Papà - la sua voce si incrina, gli occhi pieni di lacrime. - Blue - lui sembra altrettanto pronto a mettersi a piangere di nuovo. Cass si trascina fino a lui, e lo abbraccia: - Da oggi, chiamami Cass, papà - dice, poi inizia a singhiozzare e in un attimo stanno già piangendo tutti e due. Scivolo lentamente fuori dalla stanza, dove mio padre e Conall stanno aspettando pazientemente. Mio padre mi lancia uno sguardo teso, preoccupato, e il lupo alza il muso e guaisce. Io mantengo la mia espressione indecifrabile per un secondo, poi sorrido: - Tutto è bene quel che finisce bene -



Fine

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 18 - Ti amo
Mi avvicino al grande fiore, trascinando con me Cass. Forse se lo toccassi... allungo le dita e mi pare di vedere il fiore pulsare * THUMP*. Lo sfioro come se lo stessi accarezzando, mentre le lacrime continuano a scorrere, inarrestabili. Si sente un tuono fortissimo che mi spaventa a morte, ma non tolgo le dita. Un istante, e poi un lampo accecante mi costringe a proteggermi gli occhi. Li riapro: il grande fiore è intatto, ancora in bella forma, ma Cass continua a perdere sangue, è sempre più debole, ho paura che non ce la farà. Una foglia bianca volteggia sopra di me, poi atterra leggiadra ai miei piedi. Non è una foglia, mi accorgo, ma una lettera: sopra c'è scritto in bella calligrafia " Per Romeo". La apro.
" Caro Romeo,
se stai leggendo questa lettera vuol dire che hai toccato il Grande Fiore. Chi ti scrive è il tuo antenato Mack dal lontano passato. Come faccio a sapere cos'è accaduto? Non me lo chiedere. Solamente ti spiegherò alcune cose. Cassandra, colei che è stata scelta dal fiore, non è che la metà che serve al fiore per vivere. E l'altra metà sei tu, in quanto mio discendente. Da ora la vita del Grande Fiore è nelle vostre mani! Scongiurate il pericolo della neve perenne che spazzò via la mia famiglia!
In quel periodo non abbastanza fiori si schiusero, e questo portò temperature polari e neve tutto l'anno! Non essendo abituati, perimmo tutti. Riuscii a salvare il mio ultimo genito, Jake, mettendolo in groppa a Silver, che lo portò al sicuro. Scongiurate il pericolo della neve perenne o la pianura sprofonderà nel Ghiaccio Eterno!
Un' ultima cosa: ricordati di scusarti col fidato guardiano Conall.
Mack"
La lettera racconta una versione di come fu distrutta la pianura totalmente sconosciuta. Ha appena smesso di piovere, eppure la lettera non si è minimamente bagnata. Ora comunque il mio obiettivo principale è di salvare Cass! Se non mi sbrigo, morirà!
Fine seconda parte

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 17 - Ti amo
Il mio cuore, per un secondo, un unico secondo, si ferma. - PAPÀÀ! - il mio respiro è già affannoso, Cass è scomparsa! Racconto velocemente i fatti a mio padre, che capisce la situazione. Non perdiamo un attimo; la cerco a scuola, a casa della nonna, e in spiaggia. - Mi dispiace tesoro - " tesoro"? Mio padre non mi ha mai chiamato così - ma sai che con la mia macchina non posso raggiungere la radura - lo so bene, così, sotto il temporale, corro, per trovare Cass, la mia Cass!
Nella radura è tutto buio, le luci brillanti dei fiori ora sono debolissime. Il grande fiore è in uno stato terribile, una povera creatura avvizzita. Sotto di esso, un' enorme pozza di sangue: - No... no. Cass... no! NO! - sono già disperato. Cass è stesa a terra, ha il viso e le braccia piene di graffi, ma non è da lì che sgorga il sangue. È da un morso enorme sul palmo della mano, sembrerebbe il segno di due giganteschi canini. Mi guardo in giro: due grandi occhi gialli mi spiano da un cespuglio. È Conall,  intravedo il profilo delle sue orecchie appuntite e vedo i canini luccicare insanguinati. - Brutta bestiaccia! - mi avvicinò al lupo e gli rifilo una pedata. Lui mugola, ed abbassa gli occhi come se se lo meritasse. Lo sapevo io che non si può tenere un lupo come animale domestico! Un lupo è un lupo, non è un cane!
Raggiungo Cass e le prendo la testa in grembo. Trovo pre caso un fazzoletto bianco in tasca, e cerco di fermare l'emorragia con quello. - Romeo... - il suo è un sussurro flebile ma c'è. - R-romeo... -on è... -ato l-lui... - non riesco a cogliere bene tutte le parole. Conall sbuca dal cespuglio: dalla bocca gli pende un grosso serpente. Mi vergogno terribilmente di aver tirato un calcio al lupo. - E i graffi? - le chiedo, anche se è inopportuno. - M-mi stava difendendo... - la voce di Cass è stanca, Conall guaisce e le lecca una mano. - R-romeo, io non te l'ho mai detto e penso che tu lo sappia g-già... - il cuore mi batte forte contro il torace. - Ti amo - ecco, l'ha detto. In un attimo, con due piccole parole, le nuvole che oscuravano i miei sentimenti si sono diradate. - Anch-... -  sto per parlare, quando sento la presa della mano di Cass farsi meno. - Ti prego, non mi lasciare! - la imploro. - Non ti lascerò mai, Romeo... sarò sempre nel tuo cuore... - questo è ciò che non voglio sentire. - Cass... per favore! Non mi abbandonare! - vedo che socchiude gli occhi: - Non sono ancora morta, scemo! - ha ancora la forza di sfottermi. - R-romeo, ricordati di me, ma fallo davvero questa volta - non voglio accettare di doverla lasciare andare. - No Cass, tu non morirai! Non puoi! Non ora! Come faccio senza di te? La mia vita non ha senso se non ci sei tu! - una lacrima mi solca il viso. - ... - Cass non ha più la forza di rispondere. - No! No! NO! No... ti prego! Per favore! Ti prego! Ti prego! L'avevi promesso! Cass, l'avevi promesso! Ti ricordi? L' AVEVI PROMESSO! -  ora sto piangendo come un bambino, mentre stringo Blue tra le mie braccia. - L'avevi promesso... l'avevi promesso che non mi avresti mai più lasciato! - il grande fiore deperisce alla stessa velocità di Cass. - Perché? Perché? Non puoi farmi questo! Non puoi! Non... - le lacrime mi bruciano la gola, non ho più forza di gridare.

Fine prima parte

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 16 - Flashback
Dai ricordi di Cass:
" È passato un anno da quando ho cominciato ad andare alla scuola privata. Mamma e papà hanno divorziato, e pochi mesi dopo la mamma è morta. Ora il peso della tristezza è insopportabile, e papà non mi aiuta. La nonna è andata a trovare la mamma e Jack poco tempo dopo.
Jack. Jack era mio fratello, e aveva 23 anni quando morì in un incidente d'auto. La mamma diceva sempre che mi amava più di ogni altra cosa. Prima che Jack morisse, la mia famiglia era unita.
La mamma raccontava sempre che il mio fratellone non si stancava mai di giocare con me quando avevo circa tre anni. Poi crebbi e lui diventò il mio insegnante: mi insegnò a scrivere, mi fece apprezzare la lettura e mi fece scoprire la mia passione per gli animali. Eravamo inseparabili. Lui era il mio eroe e io la sua principessa. Poco dopo aver compiuto cinque anni, lui partì con la sua fiammante macchina sportiva per prendermi un regalo " fantastico". Mentre tornava a casa, fece una telefonata, in cui diceva ai nostri genitori che aveva preso per me il regalo " più bello di tutti". Nemmeno la polizia sa come ma l'incidente non fu colpa di mio fratello. Per fortuna, ci disse l'agente, non ha sofferto: è morto sul colpo. Una anno più tardi, mentre Felix, il gatto di nonna, era appena stato investito, conobbi un bambino che sarebbe diventato il mio migliore amico.
Tornando nel "presente".
Sei mesi più tardi avevo le vacanze e potei fare una visita al mare che si trova vicino alla radura. Ero malinconica e la ferita per la perdita del mio amico non si era ancora rimarginata. Il mare non mi era mai sembrato così calmo, nonostante di solito riflettesse il mio stato d'animo. Mi accucciai, appoggiandomi sui talloni e appoggiai le mani sul bagnasciuga. - Il mare è così bello, vero? - domandò una voce amata. A dieci anni non sono sicura di cosa sia l'amore, eppure mamma mi spiegò che se vuoi bene a qualcuno il sentimento è l'amore. - Mai quanto i tuoi occhi - risposi con nostalgia. - Mi sei mancata - la sua voce era piena di ricordi. - Mi sono sentita sola senza di te - ribattei. Ci avvicinammo, ognuno si specchiava negli occhi dell'altro. Poi crollammo entrambi in ginocchio, abbracciandoci: - Non mi lasciare, mai più - il suo tono triste mi colpì come una staffilata. - Non lo farò, lo prometto - di solito non promettevo mai, ma lo feci.
- Ancora qualche anno, e poi ci ritroveremo - credevo con tutto il mio cuore alle mie stesse parole. - Ma, tu, non mi dimenticare, Romeo... - le onde calme del mare emettono un suono rilassante. - Non lo farò... non l'ho mai fatto. Ma tu non farmi aspettare troppo, Cass! -

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 15 - Temporale
Finalmente io e Cass abbiamo fatto pace. Litigare non è mai bello, ma perlomeno questo ha rafforzato il nostro legame. Sono davvero felice che le cose tra noi vadano finalmente bene e anche Blue lo è, ne sono certo. Ogni volta che i nostri occhi si incontrano non posso che sorriderle e lei ricambia sempre il mio sorriso. Certe volte invece, guardandoci, una calda sensazione mi pervade lo stomaco e ritorno con la mente a quella sera. Anche Cass sembra avere lo stesso pensiero, ma nessuno di noi due ha il coraggio di fare la prima mossa.
Una settimana dopo...
È una mattina come le altre, e io sto barcollando assonato per il corridoio. Non so nemmeno io perché sono venuto a scuola così presto. Vedo Blue che mi viene verso di me a passo spedito e testa bassa, sembrerebbe che ha la faccia scura ma è troppo lontana per affermarlo con sicurezza. Alzo una mano per salutarla: - Cia-...! - lei mi raggiunge correndo e si aggrappa al mio petto con tutto il peso. - Cass...? - sono piuttosto stupito. - Oh Romeo! Mio padre così *sigh* all'improvviso ha deciso di traslocare!Non vuole nemmeno aspettare la fine della scuola! E non vuole traslocare da qualche altra parte qui in zona, ma in un'altra regione! - mi spiega, poi inizia a piangere disperatamente: - B-be', tuo padre avrà i suoi motivi per q-questa decisione c-così improvvisa... - la mia voce trema. - Ma non capisci?! Così ti perderò, un' altra volta! - esclama singhiozzando. " Un'altra volta?" (flashback nel prossimo capitolo) la domanda mi sta a fior di labbra. - E io non voglio, non voglio perderti! Senza di te, io sono nulla! - Cass non riesce a fermare il suo pianto isterico e sta iniziando a dire cose senza pensare. - Cass, ora calmati. Per trovare casa ci vuole minimo una settimana, per cui cerchiamo di prendere tempo. Se non riusciremo a combinare nulla, costi quel che costi, parlerò io con tuo padre! Ma, non fare stupidaggini! - la rincuoro, e lei sembra rassicurata, ma un lampo d'inquietudine le lampeggia negli occhi.

Un forte acquazzone si sta scatenando proprio questa sera. In apprensione, sto per mandare un messaggio a Cass, quando il mio telefono trilla in modo irritante. Leggo sul display: Sam. - Ciao Sam! Che succede? Hai bisogno di qualcosa? - in quel momento vorrei saltare le cortesie e arrivare subito al dunque. - Romeo! Finalmente ti trovo! - Sam sembra avere il fiatone, o comunque è nervoso - Sì, qua salta spesso la connessione e ci sono vari blackout... - spiego. - Be', non importa! Il padre di Cass - " Il padre di Cass? Oh no..." penso - Il padre di Cass mi ha chiamato, dato che non ha il tuo numero... ed era quasi in lacrime! - Sam è affannato, non fa una pausa: - Quasi in lacrime? Il padre di Cass? Impossibile! - rispondo, mi viene da ridere. - Romeo! Ti sto dicendo la verità! Era disperato! - ora anche Sam lo è. - E... uhm, perché? - chiedo. Quell'idiota di Sam fa una pausa proprio quando non dovrebbe: - ... Sua figlia è sparita! -

lunedì 14 luglio 2014

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 14 - Scusa
Cass mi ha evitato per tutta la settimana, ritornando alla sua solitudine strappacuore.
Non posso sopportare ancora a lungo il suo sguardo amareggiato. È colpa mia. Solo che non riesco a far luce sui miei sentimenti. Non è così semplice innamorarsi con un unico bacio. Non sto svalutando il nostro, anzi, è stato il migliore di tutta la mia vita se posso esagerare. Blue mi lancia un' occhiata furtiva e contemporaneamente io mi giro ed incontro i suoi occhi. Se un tempo questi gesti mi davano i brividi, ora mi fanno sorridere. E così faccio. Anche se siamo in mezzo alla lezione, esibisco un sorriso enorme e le faccio " ciao" con la mano: - SIGNOR ROMEO! - la prof ha l'abitudine di dare del/la signore/a e tutta la classe sghignazza. Cass mi fulmina con lo sguardo per averla messa in imbarazzo davanti a tutti e io le faccio l'occhiolino. Lei mi fissa scioccata, poi scuote la testa. Sento che le cose vanno un po' meglio. Devo scusarmi io per primo, a tutti i costi. " Ma è davvero colpa tua?" la vocina cerca di piantar grane. " Sì!" rispondo, poi riesco a beccare Cass da sola.
- Erm...ciao. - la conversazione non può cominciare meglio. - Ciao - grugnisce. - Senti... - lei mi fissa, poi adocchia il corridoio sgombro dietro di me. - Ecco, io... volevo scusarmi per essermi arrabbiato e per non averti spiegato. Ti prego, non essere arrabbiata con me. Cass, io... non lo so q-quali sono i miei s-sentimenti per te, però quel bacio è stato il più bello di tutta la mia vita e-e... - un fiume di parole mi esce dalla bocca senza che io possa fermarle. Lei apre la bocca. Poi la richiude. Poi la riapre ancora. Infine parla: - No, sono io a scusarmi. Mi dispiace, non avrei dovuto gridare e fare una scenata del genere, così... fuori luogo. E, no, non sono arrabbiata con te, non più - le sue parole mi tolgono un peso dal cuore. - Vieni qui - dico, spalancando istintivamente le braccia. Lei mi guarda, il naso arricciato come quello di un coniglietto. - Dai, su, vieni - la sprono, e lei si avvicina. La afferro e la stringo forte in un abbraccio affettuoso. Dopo poco sento le sue braccia scivolare sulla mia schiena e stringerla delicatamente. Ci stacchiamo. - Romeo... ecco... io... io... bacio bene? - l'espressione timida e imbarazzata con cui me lo domanda mi fa tenerezza. Sorrido malizioso, sta morendo di curiosità ed imbarazzo: - Sì - rispondo sorridendo. I nostri occhi sono incatenati fra loro e sento di nuovo la calda sensazione allo stomaco. Il momento è così... romantico, fra di noi regna il silenzio, tanto che mi pare di sentire il battito forsennato di Blue. " Ecco, va a finire che ora vi baciate di nuovo" la vocina mi interrompe mentalmente e Sam ci interrompe nella realtà: - Scusatemi piccioncini, ma, Blue, ti vuole la preside - dice guardandomi maliziosamente, io sbuffo e le gote di Cass si arrossano. - Ciaooo Sam - lo congedo. - A dopo Blue - inspiegabilmente, dicendolo, gli angoli della bocca mi si curvano all'ingiù, in una smorfia triste. " That's amore! " giuro che un giorno ucciderò quella vocina con le mie mani!

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 13 - Mossa sbagliata
Ho detto a Cass che avremmo parlato di ciò che è successo quella sera, ma sono passati tre giorni ed io evito accuratamente ogni accenno alla questione. " Fifone" mi sfotte la vocina. Gli occhi di Cass si sono fatti sfuggenti e le nostre conversazioni monotone. Mi sembra quasi che Blue stia cercando di evitarmi e questa cosa mi tormenta. Finalmente oggi ci ritroviamo soli e ne approfitto per parlarle. - Cass. C'è qualcosa che non va? - le chiedo, guardingo. - No, va tutto alla grande - il suo tono è volutamente sarcastico mentre pronuncia " alla grande". - Stai cercando di evitarmi, dopo quello che è successo? - la mia domanda così diretta stupisce pure me stesso: - Perché, è successo qualcosa? - la sua finta ingenuità, ma soprattutto il contenuto della sua domanda, mi feriscono profondamente. - Per cui ciò che è successo l'altra sera per te non vale nulla? - mi accorgo che sto praticamente gridando. - Calma. Perché ti stai arrabbiando tanto? Sono IO quella che dovrebbe arrabbiarsi! Hai detto che avremmo parlato, ma non mi hai spiegato nulla! E io non sapevo, non so cosa pensare! Ho immaginato di tutto! E mi sono anche chiesta se ti sei pentito di quel gesto! - adesso è lei a gridare. Ora sono mortificato. - Cass... - ma lei mi interrompe: - NO! Io non ho mai voluto innamorarmi di te! Non ho mai chiesto questi sentimenti! NON LI HO MAI VOLUTI! Ma li accetto... li accetto. - l'ultima frase è quasi sussurrata, e dopo essersi sfogata i suoi occhi si riempiono di lacrime. - ... - apro la bocca ma non ne esce alcun suono. - No! No! Lasciami in pace! Vattene! - e piangendo corre via e tutto ciò che faccio io è allungare una mano, ma è già troppo lontana. " Bravo, hai combinato un bel guaio" la vocina è insopportabile ma veritiera.

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 12 - Flashback
Dai ricordi di Romeo:
" Un giorno che mi ricorderò per tutta la mia vita è quello in cui conobbi la mia migliore amica.
Sembra incredibile che un bambino come me possa avere l'onore di essere amico di una bambina così. Cioè, io sono basso, un soldo di cacio, magro come un grissino. Ho un viso piccolo e delicato, con due strani occhi grigi e i capelli neri che la mamma si ostina a farmi tenere a caschetto, le labbra piccole e rosse così tirate che mi fanno sembrare sempre imbronciato. La mia amica invece è sì piccola ma non magra come me. Ha un bel viso femminile, con i capelli chiari,lunghi e lisci, e gli occhi grandi come quelli dei cuccioli, castani.
Tutti dicono che sembro un piccolo gentiluomo e sono davvero beneducato, ma lo faccio solo per fare bella figura con i miei genitori. Solo con la mia migliore amica mi comporto ancora meglio.
Il giorno in cui la incontrai, lei probabilmente non se lo ricorda. Stavo camminando pensieroso per la strada, e lei era lì, seduta sul bordo del marciapiede, che piangeva disperatamente. Non pensai che fosse una piagnona o una debole, semplicemente era una bambina tanto triste. - Perché piangi? - forse non erano affari miei ma volevo aiutarla, per quanto mi fosse possibile. - F-feeeelix! - disse singhiozzando ancora più forte. Mi sedetti di fianco a lei e le misi un braccio attorno alle spalle: - Cos'è successo? - ora ero proprio entrato nella mia parte di eroe che salva la principessa. - L-la macchina... Felix sta-stava attraversando la strada *sigh* e la m-macchina non l'ha v-visto - spiegò. La abbracciai. - Passerà. Ora ci sono io qui con te, per cui non piangere, ok? - la rassicurai. - S-sei gentile - fu il suo commento mentre si asciugava le lacrime.
- Io sono Romeo - mi presentai. Lei fece un sorriso enorme, nonostante la tragedia che l'aveva appena sfiorata: - Ed io sono... -"

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 11 - Flashback
Dai ricordi di Cass:
" Sono tanto, tanto triste. La mamma non smette un attimo di piangere, e io per non farla preoccupare piango solo di notte, con il viso affondato nel cuscino. Ho davvero paura che sia colpa mia, mamma e papà litigano sempre e spesso si arrabbiano anche con me, oppure mi mandano dalla nonna. Lei è tanto buona, mi da i biscotti o le caramelle che a casa non posso mai mangiare, mi lascia giocare nel suo grande salotto, la nonna ha una grande e vecchia casa " giapponese", e un po' di tempo fa aveva anche un grasso gatto rosso, Felix.. Spesso mi porta a giocare dal mio migliore amico, non abita molto vicino ma mi ci porta lo stesso. Voglio un mondo di bene al mio migliore amico. Saremo amici per sempre, e non sarò mai triste finché lui sarà con me, lo giuro. E poi mi ha fatto scoprire un posto bellissimo, dove ci sono tanti fiori blu. Quando sono dalla nonna spesso ci vado da sola. Mi fa sentire felice.
Oggi però non riesco ad essere felice. I miei compagni mi hanno preso in giro tutto il giorno e a casa mamma e papà mi hanno sgridata perché ho preso una brutta nota in matematica. Mentre litigavano fra di loro mi sono cambiata e sono uscita silenziosamente di casa. Ho camminato fino a casa della nonna, a volte piangendo, a volte no. Poi sono andata alla radura e li ho pianto a dirotto. Mentre piangevo ho visto un'ombra nera sotto il Grande Fiore. Mi sono avvicinata ed è sgusciato fuori un cagnolino grigio scuro con il pelo morbido e scompigliato come i miei capelli al mattino. Ha fatto un piccolo ringhio, poi ha scodinzolato e mi ha leccato le lacrime facendomi ridere. Mi ha mordicchiato le mani e ha cominciato ad inseguirsi la coda: - Ahi! Che dentini! - ho aspettato che smettesse e poi l'ho afferrato. - Da oggi ti chiamerò Conall. - ho sussurrato annusando il suo forte odore di bosco.
Ho sentito un fruscio ed è apparso il mio migliore amico.
- Ah. Sei qui - ha detto guardandomi attentamente con i suoi occhi grigi.
Subito gli ho presentato il mio amichetto peloso.
- Non è un cane! - ha esclamato. - E come fai a dirlo? E se non è un cane cos'è? - le domande non sono mai state il mio forte.
- Ma è ovvio, si vede! - ha iniziato a fare il saccente. - Allora Mr. Saputello se non è un cane cos'è?! - sono sbottata zittendolo. - È un lupo... - il suo fare rassegnato mi ha irritato. - E allora? - gli ho chiesto. - Be', non puoi tenere un lupo in casa! - ha risposto con fare pratico. - Sì che posso! Lo terrò dalla nonna! - mi sono impuntata.
Così tutti e tre siamo andati felicemente dalla nonna, che nonostante fossi sparita da cinque ore non mi sgridò e mi permise di tenere Conall. I miei genitori erano fuori di sé dalla preoccupazione tanto che non si arrabbiarono nemmeno e ricorderò per sempre il giorno in cui trovai il mio guardiano più fidato."

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 10 - Primo bacio
Una strana eccitazione mi pervade. Stasera esco con Cass. La porto a vedere i fiori blu. Sono sicuro che le piacerà. E poi, se avremo tempo, la porterò al mare. " Stai parlando come se fossi innamorato" mi fa notare la vocina. " Ops" è la mia risposta mentale, e altrettanto mentalmente arrossisco. Non voglio dare strane impressioni a Cass: mi infilo una felpa, i jeans e delle scarpe semplici, poi mi sistemo velocemente i capelli. Alle 19:00 vado a suonare alla sua porta. Lei ha i capelli arruffati e indossa un vestito blu notte. - Wo-...- la mia bocca non obbedisce e rimane spalancata ad " o". - Che c'è...? - Cass mi rivolge uno sguardo smarrito. - Niente. Sei favolosa - dico, per poi realizzare ed arrossire. Anche lei diventa rossa. Saliamo in macchina, ci accompagna un mio amico. - Buona fortuna - mi dice mentre scendiamo, facendomi l'occhiolino. Io mi passò una mano fra i capelli, poi sento Blue strattonarmi la felpa: - Vieni sì o no? - mi chiede con un grande e vero sorriso.
 - Ma certo! - rispondo con entusiasmo. Camminiamo fino alla radura ed ogni tanto le nostre mani si sfiorano, mentre una calda sensazione si sprigiona selvaggia nel mio stomaco. Cass, di fianco a me, ansima. - Siamo arrivati - dico, sfiorandole una mano. Lei sobbalza, poi sorride forzatamente. Appena vede i fiori, resta a bocca aperta. - Wow... quanti ricordi... - il suo tono nostalgico le stampa un sorriso dolce sul viso. - Eri... eri già stata qui? - la mia voce imprime involutamente una nota di delusione. Lei sembra persa nei ricordi. Scuote leggermente la testa, poi risponde: - Sì... sì. Quando ero bambina, la nonna del mio migliore amico ci portò qui. E fu qui che trovai Conall... nascosto da un fiore... - Cass si perde ancora nei ricordi, ( flashback nel prossimo capitolo) e ritornano pure alla mia mente. Ma, no, è impossibile, Blue non può essere la bambina con cui giocavo quando ero piccolo, io non posso essere quel bambino " il mio migliore amico" di cui parla Cass. Non posso essere io. E poi chi o cosa è Conall?
- Ehi Cass, tu la conosci la leggenda dei fiori? Sai che il primo colonizzatore della pianura era un mio antenato? Si chiamava Mack e aveva gli occhi grigi come me... - inizio così a raccontarle la leggenda (capitolo 9).
Lei mi fissa, allibita. - Che c'è? Ho... un insetto in testa,  per caso? - le chiedo. - No. No... - risponde lei, sembra riflettere. - Ti posso raccontare una cosa, Romeo, e prometti di non dirla a nessuno? - è serissima, accigliata. Annuisco silenziosamente. Lei si inumidisce le labbra, poi comincia.
 - Era il 22 marzo, secondo giorno di primavera e mio compleanno. - fa una pausa ed io mi annoto mentalmente la data - ancora non ti... ehm, conoscevo. - capisco benissimo cosa sottintende - ero venuta qui, triste, a cercare un po' di serenità tra questi fiori, e a chiedere qualcosa di bello, a sperare in un anno migliore. Be', dopo essermi sfogata, mi sentii irresistibilmente attratta dal Grande Fiore. Mi chiamava, mi implorava di avvicinarmi. Così lo ascoltai, e sfiorai i suoi petali, ed il Fiore si schiuse. - Cass mi guarda. - Lo so che ora non mi crederai - borbotta abbassando lo sguardo: - Perché non dovrei? Ho sempre pensato che tu sei una persona speciale - rispondo sinceramente.
- Non è vero - risponde lei imbarazzata, poi tira un calcetto a una pietra, ma scivola e cade sul sedere. Mi fissa stupita, poi entrambi scoppiamo a ridere. Le allungo una mano per aiutarla a tirarsi su: lei la afferra e io in un attimo la tiro verso di me. Ci ritroviamo praticamente abbracciati, lei con le mani sul mio petto e io che le tengo un polso. Ha il viso rivolto verso di me, la luna risplende già alta nel cielo, illuminandole gli occhi che si fanno grandi grandi, e i fiori, con la loro polvere dorata nell'aria, si schiudono tutti delicatamente. Tutto succede in un battito di ciglia. Il mio viso copre la distanza con quello di Cass e la bacio. Le sue labbra sono morbide, anche se si percepiscono alcuni tagli che si procura mordendosele. Dopo un minuto che sembra un'eternità ci stacchiamo, è già tardi e domani abbiamo scuola. - Romeo... - so che lei vorrebbe spiegazioni, ma io la rassicuro: - Shh, è tardi, parleremo domani - e in religioso silenzio saliamo in macchina,dove il mio amico ci sta aspettando. Mi lancia uno sguardo malizioso, mentre noi guardiamo fuori dal finestrino.

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 9 - La leggenda dei fiori blu
Dai racconti della nonna:
" Circa duemila anni fa, un giovane eroe, Mack, vagava alla ricerca di un posto dove vivere. Dopo tanto girovagare, era passato l'autunno e l'inverno, anche la primavera, ed ora era estate, trovò una pianura che soddisfaceva le sue esigenze. Prima di popolarla, però, decise di esplorare le sue nuove terre, a cavallo. Il suo destriero, Silver, era speciale: era un cavallo selvaggio, dal manto argentato come gli occhi del suo cavaliere, che Mack aveva catturato ed allevato da quando era un puledro, il più bello della mandria.
L' eroe era già in viaggio da parecchio tempo, e la stanchezza, la fame e la sete cominciavano a farsi sentire. Raggiunse una radura protetta da una montagna il cui picco era innevato. Nella radura c' erano parecchi fiori di varie dimensioni, e in fondo uno uguale agli altri, ma enorme rispetto ad essi.
La parte sotto dei fiori era blu notte, mentre i petali erano bianchi, con una striscia dorata nel mezzo. Ognuno era coperto da un lieve strato di neve, nonostante fosse estate. Era il tramonto e la maggior parte dei fiori era semichiuso, alcuni erano boccioli, ed il più grande era totalmente sigillato, chiuso su sé stesso. Mack si avvicinò e sfiorò delicatamente i petali del grande fiore, e quello si schiuse, rilasciando una polverina dorata che si sparse nell'aria brillando come la fioca luce delle lucciole, ed un po' gli rimase sulle dita.
Più tardi, al crepuscolo, Silver era stanco ed assetato, ed anche Mack. L'eroe camminò insieme al suo cavallo, fino ad arrivare al mare, che spumeggiava tranquillamente. Mack pensò di essere davvero fortunato.
Per anni molti si chiesero dei fiori blu, finché non fu ritrovato un antichissimo libro che svelava il loro ( magico) mistero.


Dal libro ritrovato:
" I fiori blu sono una specie molto rara e particolare. Il clima dove crescono è sempre mite ma con inverni rigidi, in quanto il gelo li aiuta a crescere. Si può notare perfino in estate la neve perenne su di loro. Non hanno una dimensione media, e sono sempre chiusi/ socchiusi, fino a che non accade un evento che unisce due cuori. La schiusa avviene però solo in primavera/ estate. Il tempo vita di questi fiori dipende sempre dal grande fiore.

Il grande fiore
Il grande fiore è il più grande che sia mai stato visto di codesta specie. È sempre chiuso, la sua schiusa avviene solamente in primavera: per avvenire, una persona speciale deve toccare i suoi petali sigillati. Se ciò accade, la vita del fiore dipenderà da quella della persona. Il fiore può vivere fino a tremila anni senza trovare la persona dalla quale dipenderà. Trascorsi tremila anni esatti, il fiore morirà in unico istante. La ricrescita è molto lenta e spesso impossibile, in quanto un grande fiore giovane necessita di temperature polari."

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 8 - Un posto speciale
Guardando un libro di fiori con Cass ho notato un' immagine molto bella, di fiori particolari. La scritta sottostante dice invece che sono piuttosto comuni e diffusi come piante ornamentali. Fissandoli mi è tornato alla mente di un posto speciale di cui mi parlava sempre la nonna. È un posto molto bello, poco distante dal mare ma protetto dall'unica montagna che abbiamo, in cui crescono dei fiori molto rari e dall'incantevole bellezza.
Ci penso un po' su. Poche persone conoscono quel luogo, è quasi magico! Mi piacerebbe tanto portarci Cass, di sicuro ne sarebbe entusiasta. " Ehi amico, questa cosa non ti sa un po' tanto di appuntamento?" la voce è noiosa come sempre: " No" è la mia risposta (mentale) decisa.
- Sai Cass... stavo pensando, quando ti va, una sera... vorresti venire in un posto speciale qua vicino che conosco piuttosto bene? - le chiedo con un sorriso. Lei mi guarda come se non credesse alle sue orecchie: - Mmmm... sì, va bene, ma perché proprio di sera? - i suoi occhi brillano ed esprimono curiosità. - B-e'... - la voce mi trema leggermente - perché... ti voglio mostrare una bella cosa... - cerco di non lasciarmi scappare nulla. - Ah sì? E cosa? - ora sta proprio morendo dalla curiosità. - Sorpresa! - la mia risposta non soddisfa il suo bisogno impellente di sapere, ma io già pregusto la serata magica che passeremo.

domenica 13 luglio 2014

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 7 - Timidi sentimenti
Io e Cass siamo diventati parecchio amici. Anzi, sarà avventato affermarlo, ma la nostra amicizia è molto solida. Passiamo molto tempo insieme e ho iniziato a trascurare un po' i miei " amici", a parte Leo e Sam. Loro sono i miei migliori amici da tanto tempo e non hanno una " particolare" opinione su Cass. - Per me, amico, puoi uscire con chi ti pare, basta che non ci abbandoni - dice Sam dando un gran morso al suo panino. Io lo guardo scioccato: - Ma noi non stiamo uscendo insieme! - esclamo. - Però le piaci - commenta a bocca piena, scandendo bene le parole. - Mmm... vabbe', ragazzi, devo andare. Cass mi aspetta per studiare insieme. - dico, e mentre mi allontano sento loro che mi sfottono: - " Cass mi aspetta per studiare insieme" gné gné - Leo e Sam si divertono un mondo - " Se non mi sbrigo farò arrabbiare Cass", " Oggi mangio con Cass"... Cass di qui, Cass di là... eccolo, il cagnolino! - mi stampo un sorriso da squalo sul volto e grido: - Vi ho sentiti! - mentre loro borbottano innocentemente di altro.
 - Cass! Eccomi! - grido, anche se in biblioteca è vietato. Tutti mi fissano, soprattutto le ragazze, ed io arrossisco imbarazzato. Ok, forse mi sto comportando un po' troppo come se fossi... il suo ragazzo? Ma io oltre all'amicizia ancora non so cosa provo per lei...
Lei esibisce quella smorfia contorta che è il suo modo di sorridere, ma i suoi occhi sono incerti. - Ti stanno guardando tutti - bisbiglia. - Lo so. Non avrei dovuto gridare in quel modo... - rispondo guardandomi attorno.
Blue apre un libro e mi segno di leggere con lei. Leggiamo per un po' in silenzio, con i volti piuttosto vicini, tanto che riesco a sentire il suo fiato caldo sulla mia guancia. Fingo di leggere e intanto mi concentro sul suo respiro: è irregolare e accelerato. - Stai bene? - le chiedo con sguardo indagatorio. Lei ansima: - Sì - risponde. - Blue. - il mio tono la ammonisce di dirmi la verità. - È tutta colpa tua - sussurra lentamente ma abbastanza forte perché io colga le sue parole.

sabato 12 luglio 2014

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 6 - Amici
Raggiungo Blue al tavolo. Sbatte le palpebre come se la luce del sole fosse troppo forte, ma io so bene che sta cercando di non piangere. Mi siedo accanto a lei, silenziosamente. Lei mi lancia un' occhiata veloce, poi singhiozza: - Vai via - scoppiando in lacrime. Non so nemmeno io cosa sto facendo, eppure la abbraccio. - Shh, va tutto bene - le dico stringendola a me: nonostante la felpa, il suo corpo è gelido. - R-romeo... è stato... così crudele... - sento le sue braccia avvolgere il mio corpo in una stretta debole. - Lo so. Lo so. - cerco di avere uno tono rassicurante. La tengo stretta a me finché non si calma, poi lei si asciuga le lacrime, staccandosi dall'abbraccio: - Mi dispiace, è imbarazzante... - ridacchia fra le lacrime guardando la mia maglietta bagnata. - Non fa niente - sospiro - Blue. - sento che devo darle una certezza, mi sento in dovere di dirle che su di me può contare. - Blue, ti puoi fidare di me. - non so bene come dirglielo, e quando sto per farlo, lei mi interrompe: - Chiamami Cass. Lo permetto solo ai miei... amici più cari. - dice guardandomi timidamente. - Amici? - e allungo una mano: - Amici. - conferma stringendola. - Blu- cioè, Cass, io... ti prometto che non ti abbandonerò, mai. E se lo farò, avrai tutto il diritto di odiarmi. - le parole mi escono da sole, inarrestabili. Lei mi lancia uno sguardo di soppiatto e poi per la prima vera volta mi dona un sorriso radioso. - Tieni, ti ho portato questa - dico, porgendole la barretta che si è quasi sciolta. - Grazie - il suo sorriso si fa ancora più grande mentre inizia a sgranocchiarla. " Che sia grazie al potere del cioccolato?" mi chiedo. " No, idiota. Sei tu. È grazie a te che sta sorridendo, cretino." questa volta anche la vocina sorride, e io non posso che essere d'accordo.

La primavera nei tuoi occhi

Capitolo 5 - Solitudine
Io e i miei compagni ci sediamo ad un tavolo grande e colorato, di plastica. Ognuno prende da mangiare un sacco di cibo da fastfood, hamburger, patatine fritte e Coca Cola. Io li imito allegramente, e mangiamo chiacchierando e ridendo rumorosamente. Lasciando correre lo sguardo per la mensa, vedo tanti tavoli occupati da due o tre persone: solo uno è occupato da un' unica ragazza, Blue. Davanti a sé ha una bottiglietta d'acqua, un' insalata, un panino semplice e una mela. Mi mette addosso una tristezza e una solitudine ineccepibili. " È lei che ha deciso così" osserva piccata la vocina; " Sì ma..." provo a ribattere... ma so che è inutile.
Finito di pranzare, ognuno se ne va per conto suo. Io ne approfitto per prendere una barretta al cioccolato, che mi ficco in tasca, poi raggiungo Blue. Vicino a lei c'è Victoria che le sta sussurrando qualcosa all'orecchio: so che è sbagliato origliare, ma mi avvicino lo stesso. - ... non farti strane idee su Romeo. Tu e lui avrete anche fatto conoscenza - sottolinea " conoscenza" con cattiveria - ma non pensare che lui proverà mai qualcosa per te! Forse ti userà per un po' e poi ti abbandonerà... perché lo sai bene anche tu che nessuno ti amerà mai. - Blue rimane impassibile ma vedo che ha gli occhi pieni di lacrime. Victoria non lo nota ma ha uno sguardo trionfante, sa di aver colpito a fondo. Non posso credere che le abbia detto delle crudeltà simili. " Non ti abbandonerò mai Blue, lo giuro" questo pensiero si fa vivido nella mia mente e non tento di scacciarlo. Non so ancora cosa provo per Blue, ma voglio essere la persona che le farà tornare il sorriso, anche se non so se potrò darle ciò che desidera.